venerdì 28 settembre 2007

random thoughts while hippie chick sings

In attesa di loro tra poco e tutti loro tra una settimana, ecco il resoconto del concerto di mercoledi' scorso di Bat for Lashes, un quartetto di ragazze di Brighton vestite come delle sciamane veterohippie (leggi: disgraziate), che fanno un indie pop dal sapore fiabesco che richiama Bjork, Siouxsie & the Banshees, ma anche un poco Nico e i Led Zeppelin del periodo folk. Il disco di esordio ha un tre/quattro pezzi belli e i restanti che filano via un po' anonimi. Il concerto e' stato piacevole anche se non clamoroso. Le ragazze sanno intrattenere il pubblico (pare uscirono gran bene dallo scorso Glastonbury), per cui lo show e' stato a tratti divertente, anche se l'esecuzione ogni tanto ha lasciato a desiderare (il sincrono ragazze!). Curiosa e variegata la strumentazione che le nostre utilizzano roteando, ovviamente, i ruoli (dai, lo sai che di sti tempi per essere qualcuno nel mondo indie, se proprio non riesci a suonare per almeno un quarto d'ora coi Broken Social Scene, devi come minimo scambiarti gli strumenti con gli altri bandmates). Tra arpe, clavicembali, campanellini, carillon e diverse altre diavolerie, ho particolarmente apprezzato il bastone di un paio di metri che, percosso con violenza sul palco, e' stato il beat di un pezzo intero. Quanto alla loro leader, l'anglopakistana Natasha Khan, oltre a confermare che ha una gran bella voce e tiene con dignita' il palco, aggiungo che e' effettivamente una bella figliola, come anticipatomi da un caro amico che confesso' di avere contratto una cotta per lei la scorsa primavera.
Ma a me in realta' sarebbe premuto parlar d'altro, precisamente della Bowery Ballroom, luogo del concerto. E non di come la' abbia assistito a shows sempre molto belli (su tutti: Voxtrot, Yeah Yeah Yeahs, nonche' un immenso Rob Pollard con la sua ventina di Coors Light di ordinanza). E nemmeno di come, sara' l'atmosfera intima, sara' non so che altro, sia una delle venues che i musicisti che suonano da ste parti preferiscono: gli Interpol ci hanno fatto il warm-up show per il loro attuale tour -- pare bello, dicono quelli che ci sono stati, ma chi si fida piu' della loro clientela... Comunque, non di questo volevo scrivere. Mi piaceva l'idea di parlare della Bowery Ballroom perche', forse complici i tre bellissimi bars, li' la mia mente e' solita partire sempre per la tangente e fare scintillanti considerazioni che spaziano dalla bassa cucina (dove ritengo di eccellere) ai massimi sistemi (dove ritengo di fare cagare). Anche l'altra sera mi ero lanciato in considerazioni che li' per li' mi parevano assolutamente fondamentali. Ecco alcuni dei temi trattati: degli italiani e di quanto in questi tempi correnti si stiano sempre piu' sul cazzo a vicenda, sentimento che Bush e' riuscito a importare pure qui tra gli ammerigani (tra di loro, che a noi ci adorano e pensano che siamo i piu' fighi del mondo); dei blog musicali e di come facciano quasi sempre endorsement e quasi mai critica (Dario: che concerto del cazzo che hai postato sul blog!); del come tutta la puppa che si e' letta sul fatto che Grillo non sia un vero blogger puzzi di chiacchera da conventicola accademica che non si capacita di come tutto quel traffico di buzzurri vada solo da lui; degli indierock kidz dell'ultimissima generazione, una massa informe di scenesters, mi dice la vecchia che c'e' in me, mentre qualcos'altro che c'e' in me soggiunge che perlustrerebbe volentieri l'80% delle scenesters che lo circondano; del perche' la stella artois sia molto piu' buona qui che in Italia e del perche' a Milano le birre vengano spillate da cani; del perche' convenga sempre essere generosi con le mance nei bars; e un fracco di altra roba. Il problema e' che le considerazioni me le sono dimenticate tutte, vecchio fulminato anacoluto che non sono altro. E tutto sommato mi dico chissenefrega: perche' no, il parossismo di tornare a casa e scrivere tutto subito, proprio no. Che senno' questo diventa un altro dovere di cui il mio-senso-del proprio non ha bisogno.
Per cui, come ogni m-blogger di quarta, vi lascio con la fotina in alto a sinistra e due video di iutiub. E buone cose sto weekend!
(pic: Getty Images)
--
Bat for Lashes - What's A Girl To Do

Jesus & Mary Chain - Just Like Honey

giovedì 27 settembre 2007

$17 Noise Among Friends

Ieri sera ho visto Thurston Moore dal vivo a Williamsburgh. Gran concerto, come c'era da aspettarsi: ha suonato quasi tutto il suo nuovo disco solista e la titletrack del precedente Psychic Hearts. Trovo che la "virata" folk dell'ultimo disco sia credibile e ben riuscita, il che non stupisce se pensi al suo spessore musicale e culturale.
Per un (purtroppo) early-nineties kid come me, scorgere tra il pubblico Lee Ranaldo, Mark Ibold e Rob Sheffield e' stato come sentirsi nella citta' del sole di Campanella, per un'ora e mezza. A chiaccherare coi fans prima dello show c'era anche Steve Shelley, che poi e' dovuto scappare ... a suonare. (E poi dice che il batterista non e' il ruolo piu' importante in una band -- just ask Pete Townshend and Jimmy Page.)
In mezzo a tutta quella bella gente, ieri sera invecchiare faceva assai meno paura. Long live Thurston Moore.
(pic: Gaelenh)

sound and vision

Dal Guardian la gradita notizia che Scorsese girera' un documentario sulla vita di George Harrison e una ricca storia su cinema indipendente e punk rock di Mick Jones (thx Colas e Icepick), da cui riporto: "Looking back, it strikes me that the Clash were always a very cine-literate group. People always talk about punk as this Year Zero thing, whereas all popular culture is always stealing from itself, feeding off itself - like Soylent Green. When the Clash first went over to New York we were lucky to get into the editing suite when Martin Scorsese was putting the finishing touches to Raging Bull. Later we appeared - very fleetingly - in one of the street scenes in King of Comedy. Blink and you'll miss us."

teniamo tutti famiglia

Miss Modernage sullo spot che Gondry ha appena girato per il Motorola Razr 2:
"You loved his LEGO-infused White Stripes video, you adored Eternal Sunshine, were captivated (yet confused) by The Science of Sleep, now you will be a little sad with Michel Gondry’s latest project–a commercial for Motorola’s Razr 2. I guess you can’t make a living just by making whimsical films that critics and indie snobs love…or posting YouTube videos of you solving the Rubik’s Cube…or shilling HP products."
Eccolo.

martedì 25 settembre 2007

the clubbing tail

Turntable Lab apre finalmente il suo digital store. Per ora il catalogo e' ancora mingherlino (anche se si fa apprezzare una consistente presenza di artisti Ed Banger), ma col tempo se ne vedranno delle belle. Il costo cada pezzo e' di poco piu' caro di quanto praticato dall'iTunes store, ma col dollaro che sta diventando piu' cheap della vecchia amata lira direi che si potranno fare dei buoni affari. Eppoi si tratta di pezzi che non e' proprio facilissimo trovare in formato digitale... Comunque, la cosa piu' apprezzabile dello store e' la durata dei samples: due minuti invece che i 30 secondi di quei braccini di amazon/apple, etc. Giusto per fare un primo ascolto "in civilta'", come direbbe un mio caro amico. Per il resto: 320 bitrate mp3s (ma anche wav files, per coloro cui servono), assenza di drm (ovvio oramai, direte) e un sito molto ricco e curato (check out production tools and clothing sections, se ne avete voglia).

martedì 18 settembre 2007

Gimme Shelter

Gimme Shelter e' una delle mie dieci canzoni preferite di sempre. Non so quante volte ho pronunciato questa frase. Se pero' mi si chiede quali siano le altre nove, o per lo meno alcune di esse, faccio sempre scena muta, cosa che mi turba parecchio. Da un lato perche' le scene mute mi infastidiscono, dall'altro perche' mi viene il dubbio che il silenzio abbia un qualche significato. Che forse Gimme Shelter, in questa top ten, occupi una delle posizioni piu' alte. E come tutti gli invasati di musica sanno, ammettere che un pezzo e' il tuo preferito (o uno dei preferiti) e' scelta tanto difficile quanto una proposta di matrimonio: piu' si puo' rimandare la decisione, meglio e'. Di certo non prendo impegni cosi' importanti in questa sede.

Gimme Shelter e' la prima traccia di Let It Bleed, secondo disco del poker d'assi degli Stones a cavallo tra fine sessanta (Beggars Banguet e Let It Bleed, appunto) e primi settanta (Sticky Fingers ed Exile On Main Street) e da molti ritenuto il loro miglior album. Come ha detto bene Greil Marcus, Gimme Shelter e' una canzone sulla paura e segna meglio di ogni altra la fine degli anni sessanta, in particolar modo la fine della spensieratezza, dei sogni e delle utopie che ne caratterizzarono la seconda meta'. Jagger canta un mondo completamente diverso da quello contemplato dai suoi colleghi qualche anno prima a Monterey e Woodstock: guerra, terrore, omicidio, tempesta, inondazioni ... la fine, insomma. La canzone coglie (e anticipa) i tempi che cambiano: la guerra in Vietnam, l'imminente scomparsa di Brian Jones e l'imminente concerto maledetto di Altamont: quattro morti, di cui un omicidio ad opera degli Hell's Angels, che sulla carta dovevano garantirne la sicurezza -- il tutto documentato nel film sul tour americano del 1969, che appunto si chiama "Gimme Shelter" (qui una preview) e pare avesse George Lucas nella crew. Scorsese ha utilizzato il pezzo addirittura in tre films, tutti violenti e che parlano di parabole discendenti: Goodfellas, Casino, The Departed. Quasi fosse un segno del destino, Richards, che scrisse Gimme Shelter mentre Anita Pallenberg lo tradiva con Jagger sul set di "Performance", distrusse la chitarra proprio mentre ne registrava le ultime note.

La canzone ha un incastro di parole e musica perfetto e un arrangiamento da manuale. Rendere un unico parole e musica e' da sempre una delle migliori doti degli Stones. Tra le tante, penso a come le chitarre e la sessione ritmica accompagnino alla perfezione la marcia da guerriglia urbana di Street Fighting Man, nonche' all'andamento appiccicoso e suadente di Sympathy For The Devil. Gimme Shelter suona come l'apocalisse, avrebbe detto anni piu' tardi Jagger. In effetti ti spaventa e ti fa muovere, scappare. L'arrangiamento e' in perfetta tradizione stonesiana. Melodicamente, la canzone e' abbastanza semplice (il giro di accordi del riff e del ritornello e' utilizzato da un'infinita' di altri pezzi), ma per magia gli Stones la rendono un monumento con un arrangiamento essenziale ma (o meglio, proprio perche') curatissimo.

L'attacco segue una struttura in crescendo tipica degli Stones: riff di chitarra dal suono particolare, grazie a un utilizzo del riverbero che da ne da' un effetto quasi percussivo, che ricorda vagamente il pull di un basso. Dopo il primo giro, la chitarra solista si inserisce con un fraseggio che dialoga alla perfezione con la ritmica. Allo stesso tempo, una percussione latinoamericana (un guiro) e un coro (sembra una voce femminile ma potrebbe essere anche il falsetto di Richards) di sottofondo accompagnano il riff fino al poderoso innesto di Charlie Watts e Bill Wyman, un duo che in modo subalterno e da antistar ha influenzato le sezioni ritmiche di migliaia di rock and roll bands. Qui il basso di Wyman ti rimbomba nel petto e Watts pesta come un dannato, quasi fosse Keith Moon. L'attacco di Jagger e' a sorpresa: avviene un giro prima di quanto ti aspetteresti (il rock and roll e' una forma d'arte piu' ordinata di quanto si possa pensare e ragiona quasi sempre in termini pari e non dispari). E questo fa capire che proprio non c'e' tempo da perdere ("a storm is threatening my very life today"). Infatti, dopo una strofa molto breve (quattro battute serrate) si viene catapultati nel ritornello, in cui Jagger viene affiancato dalla cantante gospel Merry Clayton per tuonare: "war, children, it's just a shot away, it's just a shot away".

Il coro della Clayton (pare svegliata nel cuore della notte e presentatasi in studio in bigodini) e' memorabile e rende la canzone ancora piu' drammatica. Come ha scritto Marcus, la Clayton e' donna agli antipodi con gli stereotipi cantati dagli Stones negli anni precedenti (dalle socialites londinesi a qualsiasi altra flirty/dirty girl del periodo): qui abbiamo una donna tostissima che, a costo di farsi scoppiare i polmoni ci grida in faccia l'orrore che ci circonda. (A 3:01, dopo che la sua voce nell'urlare "murder" raggiunge non senza fatica una nota veramente altissima, si puo' sentire in sottofondo una voce maschile - Jagger? - che urla in risposta; piccolo gioiello live. La leggenda narra che a seguito della fatica acculmulata mentre registrava il pezzo, la Clayton perse purtroppo il bambino che aveva in grembo.) Chiaramente, da solo Jagger non sarebbe bastato per descrivere la paura e il nuovo mondo che di li' a poco ci saremmo trovati dinnanzi.

Il finale moderatamente ottimista suggerito da Jagger ("I tell you love, sister, it's just a kiss away") appare un tentativo di autoconvincimento lodevole, ma velleitario, visto che la voce di Jagger suona assai meno perentoria che a inizio pezzo. Ma amore ed autoconvincimento sono spesse volte tutto quello cui aggrapparsi per salvarci e Jagger fa bene a ricordarcelo. Gimme Shelter e' una delle mie dieci canzoni preferite di sempre.

lunedì 17 settembre 2007

Importante comunicazione di servizio

Chiunque e' da queste parti a NYC e' fortemente consigliato di partecipare all'evento qui sotto, che tratta di temi che a noi stanno personalmente a cuore.
Ronaldo, uno dei fondatori di Creative Commons (aveva 25 anni quando il tutto parti' e coordino' il progetto per il Brasile), oltre a essere uno dei miei migliori amici e una persona di una simpatia coinvolgente, e' anche un genio. Ne' piu', ne' meno. Ed e' riuscito addirittura a sconfessare Morrissey. E a farmi conoscere i Guided By Voices. Ci si vede giovedi' a NYU, back to the lake.
---
Sept 20, 4:30-6:30PM, 245 Sullivan (Room 210) [NYU School of Law]
"From Legal Commons to Social Commons: Brazil and the Cultural Industry in the 21st Century"
Speaker: Ronaldo Lemos
Professor of Law and Coordinator of the Center for Technology and Society
Getúlio Vargas Foundation, Rio de Janeiro, Brazil
Responses:
"Social Versus legal commons: contrasts between Colombia and Brazil"
Ana Maria Ochoa Gautier, Associate Professor, Music Department, NYU. Professor Gautier works on issues of music, circulation of sound and cultural policy. She is currently conducting research on alternative modes of music production in Colombia.
"Majority Rules? The Multinational Recording Industry versus Developing Musical Economies"
Sam Howard-Spink, Ph.D. Candidate, Department of Media, Culture, and Communication, NYU. Howard-Spink, North America Editor of Music & Copyright magazine conducts research in the political economy of global IP regimes, musical industries and practices, globalization and cultural hybridization. Brazil is a central aspect of his dissertation research.
Cosponsored by the Information Law Institute, Humanities Council, Department of Media Culture and Communication, and Music Department, NYU.

sabato 15 settembre 2007

Chiacchere da discaio

Ogni tanto mi sorprendo a difendere cose e/o persone di cui non me ne frega niente e, guarda caso, perdo sempre (mica e' facile difendere cose e/o persone, sai: non e' mica come coi dadi blu del risiko).
Sono come ogni sabato pomeriggio dal discaio di Avenue A tra 5th e 4th East Street. In procinto di pagare il conto, guardo svogliatamente lo scaffale delle riviste (le solite magnet, wire, paste, fader, filter, etc.) e due tette sotto una canotta bianca - non troppo inspiegabilmente - mi convincono di prendere e sfogliare PLANET°, la rivista che ha messo in copertina quelle tette sotto canotta bianca. Dopo una frazione di secondo mi accorgo che le tette sotto canotta bianca appartengono ad Asia Argento. Inizio a sfogliare la rivista, che mi pare bella e dal layout artsy ed accativante (figo l'articolo in bianco su sfondo nero coi margini fatti a forma d'Africa). Ma poche palle: ho una soglia d'attenzione pari a zero (tutta colpa del volere fare il mid-life nu-raver la sera prima) per cui vado subito all'articolo sulla concittadina che tanto piace agli hipsters (mai cosi' tanto come il suo papa', pero'). Non appena trovo la pagina giusta, il simpatico commesso del discaio (un quarantenne muscoloso gay borchiato che mi vuol sempre far comprare artisti che non ho, per mia profonda ignoranza, mai sentito nominare prima e ha quasi sempre ragione), mentre si accinge a mettere nel sacchetto una mezza dozzina di cd (tra cui il primo lp+ep degli spoon e, perdonatemi il momento snob, una compilation della Soul Jazz Records sul periodo post-Tropicalia), mi fa:
"She is talentless"
"?", faccio io.
"SHE - indicando l'Asia - is talentless. I am sorry but she is talentless".
"Ehm", mi sforzo a trovare un mezzo argomento ma quello incalza.
"Don't you think?"
"Well, I guess", la metto sul fatalista.
"She is horrible at acting, let alone directing. Don't you think?"
"Fair enough", gli concedo, dopo avere fatto ricorso a tutto l'arsenale dialettico che il mio cervello spento e svogliato mi offriva.
Ma poi, con un guizzo degno del miglior Mollica, per un attimo spero che dicendo "She has good musical taste, though" magari riesco a fare un po' di giustizia all'arte dell'Asia (su cui, lo debbo ammettere, non ho un'opinione, anche sei lei mi e' sempre stata simpatica).
E invece il commesso tuona:
"SO-DO-I". Pausa. "And so do YOU. And neither of us pretends to be an actor, let alone a director!".
"You have a point", concordo infine, non sapendo se essere felice per il complimento o risentito per la mancanza di fiducia in una mia eventuale nuova carriera da attore o da regista.
---
Qualche minuto dopo, leggendo un libro molto interessante che parla, tra l'altro, del "winner-take-all", ossia del fenomeno specioso che fotte il 99.9% di quelli che vogliono fare gli artisti, mi chiedo che cosa sarei diventato, avessi avuto l'opportunita' di essere figlio di Dario Argento. Domanda che, con complemento di specificazione variabile, mi faccio spesso. Magari avrei un'altra carriera, in un'altra citta'. E penso che, pur senza Dario Argento, gli eventi stanno comunque portandomi in quella direzione: quasi di sicuro verso un'altra citta' (e, quindi), probabilmente anche verso una nuova carriera. Tanto io resto sempre ottimista, come del resto mi hanno sempre insegnato queste note:

giovedì 13 settembre 2007

Andata a Cold Mountain

Caro Icepick,
spero tu stia bene. A proposito di quando qui dicesti: "vorrei andare a vivere a NY (pochi mesi fa ero a un passo): ma poi dovrei cambiare l'URL del blog e così ci rinuncio", mi tocca segnalarti che, causa imminente e (mi vien detto) temporaneo spostamento, l'URL del blog andra', ahime', cambiato per un qualche mese in questo modo.
Spero che nonostante tutto si sara' in grado di replicare il successo (se non proprio di pubblico) di critica sinora ottenuto. Intanto, cantiamo insieme.
Tuo,
mat(t)e

martedì 11 settembre 2007

Bentornato, Black Francis.

Per una volta, una questione nominalistica fa la differenza. Senti un po'.
(thx to Michael Goldberg)

lunedì 10 settembre 2007

Death of a Party


http://gothamist.com/attachments/arts_jen/2006_09_arts_misshapes.jpg
Alle 4am di questa domenica mattina, si e' chiusa l'ultima nottata di Misshapes, probabilmente il party piu' importante che New York City ha conosciuto in questo decennio, sicuramente quello che piu' ha fatto parlare di se' (se ne accenno' qui). Per chi volesse farsi un'idea di cos'e' stato, come e' nato, chi sono e che faranno i suoi tre djs e promotori, rimando a questo articolo del New York Magazine. Io non sono mai stato un assiduo frequentatore, premetto. Ma come tutte le celebrities che muoiono, e' doveroso buttare giu' qualche pensiero, che senno' che ci stanno a fare i bloggers.
Misshapes nacque dopo una festa di capodanno di tre roommates: Leigh (minorenne quando l'avventura parti'; oggi, a 23 anni, e' considerata una delle giovani piu' potenti di Manhattan, con svariati stilisti a contendersela), Geo (il "trent-reznoresque" disfunctional kid di Toronto, appassionato di "fucked-up" streetwear, mente e businessman della ciurma) e Greg (il bravo ragazzo del gruppo, col padre dentista che cura tutti e tre). A quella festa di capodanno si presentarono circa trecento persone che, la leggenda racconta, ebbero "the best time ever". Cosi' i tre decidettero di fare le cose sul serio, fuori casa. Il botto avvenne piu' o meno subito. Dopo poche settimane il party inizio' a fare parlare di se', merito di guest appearances di gente tipo Boy George e i The Rapture. Nei mesi successivi i tre misshapers vengono affiancati in consolle da Jarvis Cocker (sua una delle prefazioni al libro che celebra il party), The Killers, Carlos D, Axl Rose, nonche', nell'anno d'oro 2005, Madonna.
Che e' stato Misshapes? Nella citta' in cui tutti da un paio di decenni si lamentano della fine dei fasti che la resero celebre a cavallo tra fine sessanta e meta' ottanta (tra i vari motivi, a scelta: la scomparsa di Warhol, la comparsa di Giuliani, l'AIDS, la svendita buonista di Sex and the City, la gentrification, il voler imitare L.A.), Misshapes ha fatto tornare in mente l'epoca d'oro dello Studio 54. Certo, cambiano molte cose: il tipo di folla (formata essenzialmente da street kids e ben diversa dall'international jet set dello Studio), la scala, assai minore e cosi' piu' cozy (Misshapes e' stato ospitato da venues molto piccole: l'oggi defunto Luke & Leroy e il Don Hill's), la musica (non piu', ovviamente, la neonata disco, bensi' indie, post-punk, new-wave, britpop, electro, sixties). Ma le somiglianze sono molte: gay e straight sotto lo stesso capannone (perche' isolarsi e' da frat house e militanze varie che sono distanti anni luce da New York), artisti e fan, potenti e perdenti, bellezza, bravura, fama e lussuria, oltre agli immancabili alcol e droga. Il tutto partendo da un'offerta musicale che gia' da un decennio buono si trovava in citta' (Motherfucker, Tiswas, The Box, etc.) e non solo: queste cose si sentono un po' dappertutto e tutti influenzano tutti (nel novembre 2004 portai Geo di Misshapes al Rocket di Milano e il nostro impazzi' per l'accostamento di Samantha Fox ai Joy Division - poi ti chiedi perche' ho abbandonato Milano ...).
Chissa' quale diventera' il prossimo rock and roll party di downtown. Di sicuro qualche cosa prima o poi saltera' fuori, speriamo vagamente originale (non bisogna illudersi pero': e' pieno di proposte, ma tutte piu' o meno identiche). Difficile comunque immaginare che il nuovo party riesca far parlare di se' come Misshapes, che ha goduto di una copertura mediatica enorme. Il che in fondo e' un bene, 'che lontano da scenesters e riflettori mainstream questa citta' ha sempre dato creativamente il proprio meglio. Forse.

sabato 8 settembre 2007

heavy metal in baghdad


(via viceland)

venerdì 7 settembre 2007

jack bauer goes to law school

(Bauer si rilassa con i suoi nuovi amici dopo una dura giornata di lezioni)
* * *
A Georgetown Law offrono il seguente corso (via WSJ Law Blog).

The Law of "24"
Professor W. Sharp
LL.M Course 853 (cross-listed) 2 credit hours


The award winning Fox Television drama series 24 explores America’s fictional response to international terrorism through the eyes of Jack Bauer, a U.S. counter-terrorism agent. Oftentimes without remorse or regard for the law, Agent Bauer is willing to do what has to be done when faced with the threat of kidnappings, assassinations, nuclear detonations, and bioterrorism on U.S. soil – despite traitors in his family, his unit, and the White House; partisan politics; sleeper cells; and hidden agendas. This course provides a detailed understanding of a very wide-range of U.S. domestic and international legal issues concerning counterterrorism in the context of the utilitarian and sometimes desperate responses to terrorism raised by the plot of 24. Course requirements include active classroom discussion and a paper of approximately 25 pages.
--
Dirai: ma e' per sta roba che i futuri avvocati ammerigani pagano 35 mila dollari l'anno in tuition? Eh, ci sono in gioco scelte importanti, sai; che poi devono decidere se pensarla cosi' o cosi'. Ad ogni modo il corso pare molto piu' interessante di quella vaccata della sesta stagione (e fortuna che ogni martedi' ci salvava il 24 absurd-o-meter del New York Magazine).

giovedì 6 settembre 2007

Dos & Don'ts (Sept. 2007)

Dos
  • aprire un blog tardissimo, anni luce dopo avere iniziato a leggere i primi ed esserti per cinque anni chiesto "pero', ma dove cazzo lo trovano tutto sto tempo questi bloggers?";
  • allontanarsi bruscamente da conversazione con l'ennesima persona che ti dice "ah, you are from Milan! I have only spent half a day there and then went to Rome, Florence and the Cinqui Terri. But I love Italy so much";
  • bere su skype in videoconferenza con gli amici, soprattutto se in pieno hangover da serata precedente;
  • chiudere un blog dopo neanche due mesi che lo hai aperto.

Don'ts

  • ordinare nero d'avola -- no, dico, ma e' possibile che adesso ci sia solo il nero d'avola?;
  • dire "mail" quando ci si riferisce all'"e-mail" -- al di la' del diverso significato che puo' fuorviare chi ti ascolta (anche se uno che sta ad ascoltare chi dice "mail" non merita alcuna pieta'), scommetto che quando lo dici ti senti anche un po' figo che parli tipo in slang, quasi fossi il cantante dei Subsonica; poi pero' quando qualcuno ti tocca la tua di lingua, ecco che subito mi diventi un filologo di serie c, che compiaciuto della propria' superiorita' culturale corregge quegli ignoranti che dicono "macaroni" o pronunciano "bruscetta";
  • parlare di cibo quando si sta mangiando -- porca miseria, almeno ti rendi conto che come perversione e' peggio che guardare un film porno dopo aver fatto sesso?;
  • portare i figli all'aperitivo -- no, non fa spiritosi e moderni, e' una rottura di palle per tutti gli altri avventori ed espone troppo prematuramente i pargoli ad esempi di umanita' piu' o meno pietosa. Eppoi, scusa, nessuno te lo aveva detto che una volta che hai fatto un figlio, B.A.S.T.A., la tua vita sociale fara' cagare fino a che non divorzierai e inizierai a uscire con shampiste ignoranti che manco sanno chi sono i Franz Ferdinand?

mercoledì 5 settembre 2007

non voglio questo oggetto

Sixteen giga? Gimme a break. Mi consolo con l'I. Pop.

Iggy Pop - Sixteen (video, live)

sabato 1 settembre 2007

autunno caldo #2

L'andare ai concerti e restare aggiornati sara' anche un lavoro, ma quanto a stakanovismo chi li batte i Caribou? Qui la lista di concerti che i poveretti si devono fare nei prossimi due mesi (dal 28/9 al 31/10 suonano tutte le sere).
Vedrei bene il loro booking agent a dirigere una dozzina di sweatshops della Nike nel sudest asiatico.