sabato 15 settembre 2007

Chiacchere da discaio

Ogni tanto mi sorprendo a difendere cose e/o persone di cui non me ne frega niente e, guarda caso, perdo sempre (mica e' facile difendere cose e/o persone, sai: non e' mica come coi dadi blu del risiko).
Sono come ogni sabato pomeriggio dal discaio di Avenue A tra 5th e 4th East Street. In procinto di pagare il conto, guardo svogliatamente lo scaffale delle riviste (le solite magnet, wire, paste, fader, filter, etc.) e due tette sotto una canotta bianca - non troppo inspiegabilmente - mi convincono di prendere e sfogliare PLANET°, la rivista che ha messo in copertina quelle tette sotto canotta bianca. Dopo una frazione di secondo mi accorgo che le tette sotto canotta bianca appartengono ad Asia Argento. Inizio a sfogliare la rivista, che mi pare bella e dal layout artsy ed accativante (figo l'articolo in bianco su sfondo nero coi margini fatti a forma d'Africa). Ma poche palle: ho una soglia d'attenzione pari a zero (tutta colpa del volere fare il mid-life nu-raver la sera prima) per cui vado subito all'articolo sulla concittadina che tanto piace agli hipsters (mai cosi' tanto come il suo papa', pero'). Non appena trovo la pagina giusta, il simpatico commesso del discaio (un quarantenne muscoloso gay borchiato che mi vuol sempre far comprare artisti che non ho, per mia profonda ignoranza, mai sentito nominare prima e ha quasi sempre ragione), mentre si accinge a mettere nel sacchetto una mezza dozzina di cd (tra cui il primo lp+ep degli spoon e, perdonatemi il momento snob, una compilation della Soul Jazz Records sul periodo post-Tropicalia), mi fa:
"She is talentless"
"?", faccio io.
"SHE - indicando l'Asia - is talentless. I am sorry but she is talentless".
"Ehm", mi sforzo a trovare un mezzo argomento ma quello incalza.
"Don't you think?"
"Well, I guess", la metto sul fatalista.
"She is horrible at acting, let alone directing. Don't you think?"
"Fair enough", gli concedo, dopo avere fatto ricorso a tutto l'arsenale dialettico che il mio cervello spento e svogliato mi offriva.
Ma poi, con un guizzo degno del miglior Mollica, per un attimo spero che dicendo "She has good musical taste, though" magari riesco a fare un po' di giustizia all'arte dell'Asia (su cui, lo debbo ammettere, non ho un'opinione, anche sei lei mi e' sempre stata simpatica).
E invece il commesso tuona:
"SO-DO-I". Pausa. "And so do YOU. And neither of us pretends to be an actor, let alone a director!".
"You have a point", concordo infine, non sapendo se essere felice per il complimento o risentito per la mancanza di fiducia in una mia eventuale nuova carriera da attore o da regista.
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Qualche minuto dopo, leggendo un libro molto interessante che parla, tra l'altro, del "winner-take-all", ossia del fenomeno specioso che fotte il 99.9% di quelli che vogliono fare gli artisti, mi chiedo che cosa sarei diventato, avessi avuto l'opportunita' di essere figlio di Dario Argento. Domanda che, con complemento di specificazione variabile, mi faccio spesso. Magari avrei un'altra carriera, in un'altra citta'. E penso che, pur senza Dario Argento, gli eventi stanno comunque portandomi in quella direzione: quasi di sicuro verso un'altra citta' (e, quindi), probabilmente anche verso una nuova carriera. Tanto io resto sempre ottimista, come del resto mi hanno sempre insegnato queste note:

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