mercoledì 19 dicembre 2007

Che imbarazzo....#1


La notizia che Max Biaggio Antonacci avesse copiato i Santo Niente all'apparenza mi sembrava la classica bufala tipo Michael Jackson che copia Albano. Quelle cose che stanno sul filo della melodia e variano per un intervallo... 'no non ci casco' - ho pensato. Poi incurisito ho visto che si trattava del furto dell'idea per un video e a quel punto non ho potuto fare a meno di googlare la faccenda mettendo a confronto i due video. Il risultato da qualunque lato lo si voglia guardare è shokkante. Si tratta di un qualcosa che può essere definito solo in due maniere: o uno sporco immondezzaio come non sen'erano mai visti o un tentativo sublime di onorare un gruppo mezzo morto. La mera candida innocenza non può proprio far parte delle ipotesi. Se fosse la seconda cosa e Biaggi ammettesse l'errore nel non aver dichiarato subito il mezzo tributo al gruppo morto o il tributo al gruppo mezzo morto o come cazzo lo volete chiamare voi, Max Antonacci mi comincerebbe a diventare pure simpatico. Penserei. 'Cazzo una passione vera e disinteressata per la musica allora cel'ha avuta pure lui...' Anche se infondo penserei subito, maliziosamente, che la passione vera cel'aveva il regista (che per inciso dei due video non mi è dato sapere chi sia, spero proprio non la stessa persona perchè sarebbe troppo ridicolo...).
E' stato il regista a ripescare da un cassetto l'idea di mettere in chroma key una ragazza e virarla con un effetto disegno che c'è anche su Adobe Premiere e che infatti risale al 1991?... Vorrei pensare che fosse così. Ma preferirei ancora di più pensare a Max Biacci che ama in gran segreto i Santo Niente e finalmente smentisce quella fama di "star amico solo delle star" che si porta dietro da sempre. Usmo che non sia così. Ho paura che si tratti della prima ipotesi (un lurido immondezzaio dove un cantante da Amici si permette di rubare l'idea di un video in maniera smaccata e arrogante a un gruppo mezzo sepolto, pensando pure di farla franca perchè tanto chi cazzo li conosce 'sti Santo Niente.)
Cen'è da digrignare i denti di fronte alle derive del patetico e del ridicolo nell'industria discografica main stream... Non so.
Riesco solo a pensare. Che imbarazzo...

martedì 18 dicembre 2007

commenting under the influence

Di recente ho preso la brutta piega di tornare a casa da serate in cui si e' alzato il gomito proprio quel tantino e prima di andare a nanna sfoglio i blogs di alcuni assi della rete. E con la mente titillata dalle loro geniali osservazioni, non riesco proprio a trattenermi dal commentare e comenntuare e cmmetarde ... cmetardi ... ... ...

Il rituale che si verifica ogni volta e' che il mattino dopo, invece di cimentarmi come tutti i drunkards che si rispettino nelle (ben piu' nobili) walks of shame del sesso occasionale, mi tocca piu' prosaicamente constatare con orrore le idiozie che ho scritto a casa d'altri. Tutte rigorosamente piene di errori di varia natura, ortografia inclusa.

Qualche esempio.

1. Si va dai piccoli errori di sbadataggine tipo nel commento a post di Inkiostro dove il nostro ha linkato video che svela la frase finale di Lost In Translation:

Grande Ink, questo e' colpo da maestro. Se la robina blu di repubblica non ti linka nemmeno stavolta, si scrive una lettera in carta intestata all'Ingegnere.
Peraltro ti chiederei di aiutarmi a risolvere tutta un'altra serie di dubbi che da una trentina d'anni o giu' di li' mi danno noia: si va dalle cose scontate tipo chi ha ussiso JFK o dove cacchio e' Bin Laden a cose piu' personali tipo dove ho lasciato parcheggiato il motorino sabato notte o che fine ha fatto il mio bootleg dei Mind Funk live a Milano nel 91.
Te ne saro' per sempre grato. matte

Il tutto aggravato dall'essermi firmato ilnyc.blogspot.com - no, dico, commenti su un blog trafficato come Inkiostro (anche) nell'affannoso tentativo di cercare qualcuno che faccia un po' di compagnia a quei poveri Cristi dei tuoi quattro lettori del Manzoni e non ti firmi neanche come si deve?

2. Altre volte ho effettuato delle pericolosissime inversioni di termini, tali da non fare capire una mazza di quello che volevo dire.

A questo post di Fabio De Luca, intitolato "Ultimo spettacolo":

Di recente lo frequentavo poco, ma i primi tempi in cui stavo a Milano era una specie di dependance del salotto della allora casa mia (dove infatti il salotto non c'era). Ricordo un memorabile sonno durante il primo tempo di "Guardami" dell'incolpevole Ferrario. Spiace, e soprattutto spiace che l'unico superstite in zona sia il temibile Anteo.

... ho lasciato sto commento, da sobrio:

Il Brera in realta' io e mio padre continuavamo a chiamarlo il Paris, cinema che in largo La Foppa saltellava tra l'essai e la seconda visione, prima di riciclarsi alla grande, in piena dittatura grunge, come Brera, cinema di prima serata. Anche io vidi li' Guardami. E anche il film di De Palma con Nicolas Cage a Vegas con l'assassino nell'albergo. E anche il leggndario Fucking Amal (non sono cosi' fancy da beccare il carattere giusto su haloscan) e anche, dello stesso Moodysson, Together, con SOS degli Abba a farla da padrone (name of band misspelled because of same haloscan deficiency). Tutta sta loggorrea per nascondere a me stesso la devastazione per la perdita (sono cresciuto in via Moscova, capiscimi -- ed era tutta un'altra zona, peraltro).

Fin qui tutto bene, sort of. Poi pero' torno a casa qualche decilitro di vodka dopo ed ecco che combino. A meta' tra l'eccitato e il challanged dalla risposta dell'autorevolissimo fdl:

Matte: da tempo sono convinto che quella lunga, logorante, interminabile entropia che comunemente chiamiamo fine del mondo sia iniziata con la chiusura della Feltrinelli in Paolo Sarpi (ne scrissi anche allora, anche se non trovo più il pezzo); il Brera è... un altro pezzo di realtà che si sgretola.

... combino questo disastro, in cui mi cimento in maniera improvvida - ma speravo, in fondo, efficace ... l'alcol mi da' sempre l'illusione di essere il James Bond di Piazza Piemonte - in territori non miei (cazzo significa "lo-fi testosterone"?), fino a mandare tutto irrimediabilmente in vacca alla fine:

Ricordo il tuo pezzo. [Palla allucinante, pessima captatio benevolentiae] In realta' la Feltrinelli capi' la fine dei '90 ben prima di noi: chiuse nella restante Paolo Sarpi ed apri' accanto alla Rinascente. Mentre noi pensavamo che il secolo nuovo fosse iniziato cogli Strokes (in realta' prosecuzione dei '90 camuffata, senza troppe menate politiche e un po' piu' di lo-fi testosterone), la Feltrinelli anticipava di un bel po' di anni il mullet business di myspace: ti attraggo con TRL, Spizzico e Burger King e poi ti rifilo, se proprio lo vuoi, Marcuse. Non ci resta che aggrapparci a quello di Paolo Sarpi, oramai.

Idiota. Sei un brutto idiota: il commento cosi' non vuol dire piu' nulla. Che fai? Correggi. Subito (5.18am quello sopra, 5.20am quello sotto -- Moscow time). E peggiori le cose.

Sono andato: Paolo Sarpi e' ruspante (non restante). E noi ci dobbiamo aggrappare alla Feltrinelli di Buenos Aires.

Peccato pero' che utilizzare in senso traslato "sono andato" per dire "sono un rincoglionito" quando tutto lo scambio (o meglio, l'orrendo monologo di un ubriaco senza speranza, lasciamo perdere la vergogna con fdl e i suoi sofisticati lettori) riguarda dei luoghi fisici potrebbe sviare anche il piu' volenteroso e paziente dei miei esegeti (che non esistono, ma vabbe': il mondo e' pieno di ingiustizie). Sembra quasi che stia dicendo di essere andato in via Paolo Sarpi, dove c'era un tempo la Feltrinelli, avere appurato che il luogo e' ruspante e non, come avevo inizialmente battezzato, restante (sono un precisetti, eh) e poi culminare il tutto con memento che manco fossi un predicatore del Kentucky (lo stato piu' povero degli U.S., ergo coi predicatori verosimilmente piu' sfigati).

3. Ma la chicca irraggiungibile e' in una serie di commenti su JunkiePop, commenti peraltro fuori tema e coll'aggravante che le minchiate che ho scritto sul blog del nostro si leggono tutte in maiuscolo.
JunkiePop posta su Chris Walla e i Wombats. Bene. Ecco che gli scrivo, da sobrio si', ma nonostante cio' pazzo furioso:

Okay, un commento che non c'entra un tubo con il post, ma con cose di cui hai parlato qua e la'. Che ne pensi della cover che Cat Power fa di Stuck Inside Mobile With The Memphis Blues Again nella colonna sonora di I'm Not There? Ad alcuni disturba che lei imiti apposta la voce di Dylan. A me la cosa diverte e piace. Perche' e' un bel casino imitare Dylan. E che riescano a farlo benissimo lei e Cate Blanchett, mi piace. Anche se il pezzo che preferisco della colonna sonora e' Ballad Of A Thin Man -- genio che canta genio.

Per ora nessun errore -- completamente fuori tema, una frase finale che rende quanto precede inutile (o viceversa), ma ancora nessun errore. Il buon JunkiePop risponde educatamente:

@matte: su cat power spesso assumo prese di posizione da ultrà però mi chiedo se quelle stesse cose si dicono di malkmus nel brano che dici tu, perchè lui sì che imita e parecchio dylano.però si sa malkmus non ha mai tradito e cat power si (cosa poi non è dato sapere) e quello che fa chan da un paio d'anni a sta parte non va bene. non beve più e non va bene, fa the greatest e non va bene e millanta altre minchiate.perchè tali sono, semplicemente il suo brano in quella sonora lì è un grande brano come il 95% della colonna sonora, godibile.Ma mi rendo conto che personaggi indie (in senso abbastanza ironico) ragionino ormai per partito preso. Secondo il loro ragionamento l'unico brano valido di quel disco è la cover di Anthony. Non se ne esce sennò

Okay forse era ubriaco pure lui o forse sono io troppo coglione per non capirlo neanche ora, da sobrio. Comunque fa niente. Allora non ho capito nulla e guarda che cosa sono riuscito a biascicare:

do per certo che tu fossi a roma quando passo' nel tour del 2003. [chi?? Anthony? Malkmus? Cat Power?] quando scese dal palco e chiccherava e faceva la fattona [ok, Cat Power] con tutti non nascondo di essermi detto "adesso vai e te la fai, cosi'". ovviamente non lo feci e due giorni dopo un mio amico mi disse di averci fatto una mezza lingua. ili tutto per dire che non so come prendere la nostra. ne sarei innamorato perdutamente se non fosse estremamente chiaro che mi manderebbe alla neuro [manca parola] meno tempo di quello che servi alla graf per sbarazzarsi della svereva nell'88.
Come avrai capito da sopra l'alcool che ho in corpo mi ha reso cosi' stupido da non capire nulla del tuo commento -- che cover ti piacciono orsu'?
-
JunkiePop risponde ancora una volta da persona colta e perbene (a me che non lo merito):

e invece pensa non c'ero. C'ero quest'anno e vederla mi ha immobilizzato per un'ora e rotti. le cover, su tutte quelle dei sonic youth, anthony e malkmus (ma qui c'entra molto anche la fase del film in cui era messa). Poi quella di Cat Power l'ho trovata calda, quando cmq tutte le canzoni di Dylan mi sembrano distanti e un po' buttate sempre lì a mo di "tiè testa di cazzo, ascolta". Quella di Tweedy anche è immancabile come un suo valore ce l'ha la Gainsbourg con i Calexico. Ecco lei è sottovalutata secondo me , con Dylan non c'entra nulla ma non ha sfigurato, sarà sicuramente per i Calexico. Dimenticavo, Calexico e Iron and Wine. Ma questa la metto tra le preferite, anche se è una reinterpretazione totale, e con lo stile di Dylan c'entra una mazza.E' che quest'anno il disco degli Iron and Wine è una di quelle cose di cui ho abusato. E in questo si sente

E io, ora, faccio pure quello che taglia corto, tu dimmi:

d'accordo sulle tue selezioni (thx 2 il mio tasso d'alcool che scende). [cazzo significa lo so solo io] pensa non sono riuscito a vedere il fil, nonostante ne pensavo abbondantemente dall'estate. [parlo peggio di un oriundo uruguagio che non gliela fece a fare parte della spedizione di Pozzo ai vittoriosi Mondiali del '38] alright, spero di essere in condizioni migliori la prox volta che passo a commentare

Ecco appunto. Senno' ti porto alla Betty Ford a calci nel culo.

* * *
Ah, sono tornato a New York.

Fa piu' freddo che a Mosca. Ma e' bellissima e ne sono perdutamente innamorato. Ma giovedi' vado a tradirla con una bruttina scorbutica che pero' e' interessante e sempre in grado, chissa' come, di farmi tanto sangue.

Si chiama Milano.

giovedì 13 dicembre 2007

Justice a Milano ieri sera....



Concerto eccezionale ieri sera a Milano per i Justice
ai Magazzini Generali...
Decisamente il piu' bel concerto che io e Icepick abbiamo mai visto...
Bravi tutti davvero!

venerdì 7 dicembre 2007

commencement

Tic tac. Stai per tornare. Solo una settimana fa non ci avresti mai creduto, ma adesso inizia quasi a dispiacerti. Non sei certo triste, perche’ sai che presto riabbraccerai persone e citta’ meravigliose. Ma sai che ti restera' un'immagine molto definita e forte di questi due mesi a Mosca. Ti ricorderai del bianco, del buio, del freddo, del fumo, dell’alcol, di chiacchiere incomprensibili, di isolamento e risate, dentro e fuori. Non sei piu’ piccino, il tempo purtroppo vola via adesso e ovviamente te ne dispiaci, che’ due mesi nella prima parte dei trenta chi te li rida’ piu’. Peccato perche’ senza l’impaccio biologico del tempo che scorre, sembrerebbe quasi perfetto potere continuare a sommare esperienze, entusiasmo e curiosita’. Al di la’ delle battute fatte, dopo tutta la fatica per sintonizzarti con una realta’ nuovissima e apparentemente incomprensibile in fondo ti fa piacere avere abbandonato tanti preconcetti. Un po’ ridi e un po’ ti incazzi con te stesso se pensi che sei li’ a dispiacerti per la partenza. E’ un po’ come quando ti senti fesso e superficiale mentre scopri che la persona che credevi non ti piacesse affatto ti ha invece conquistato. Ora che ti sta sfuggendo scopri che quella stessa cosa che all'inizio hai odiato, guardato con sospetto e poi pian piano timorosamente assaggiato, ora ti sembra quasi ti stia facendo affezionare. Come quello che ti ha regalato in quelle assurde 72 ore dello scorso week-end, quando hai riabbracciato vecchi amici e te ne sei fatti di nuovi: tutti con storie, eta’, culture, nazionalita’, capacita’, mezzi diversi. Sembrava di essere in una centrifuga sociale che, quasi per dispetto, invertiva ripetutamente il moto e tu saltavi da una parte all’altra, tra persone, prospettive, odori e suoni che cambiavano ogni volta. Non dimenticherai certo la solidarieta’ tra expats, una cosa cosi' bella da ridarti piena fiducia nel genere umano. Ora esci a rincontrare i tuoi nuovi amici. Forse per l’ultima volta, per l’ennesima ultima volta, giusto il tempo dei saluti. E dell'ultimo giro di bevute. Tic tac.

The White Stripes - I'm Slowly Turning Into You (mp3)

Classified info

Mentre preparo con mille affanni la mia cacchio di classifichetta di fine anno, attivita’ per cui mi vergogno quasi piu’ di un ladro, vi mollo i miei primi posti degli ultimi 16 anni, cosa per cui mi vergogno ancora di piu’.
I migliori dischi secondo la mia percezione di allora e non quelli che ho scoperto nel frattempo o hanno iniziato a piacermi a partire dall’anno successivo.
Del resto nel corso degli anni ho venduto circa la meta' dei dischi qui sotto in cambio di un po' di beer money.
(Li ho poi riacquistati tutti, come ogni cafone arricchito che si rispetti quando Icepick ha staccato il primo pingue assegno per la mia fondamentale collaborazione al blog che leggete.)
Sono conscio - altrimenti mi dovrei davvero preoccupare - che di tutto questo non vi freghi assolutamente una mazza.

1991 Mr. BungleMr. Bungle // Nirvana - Nevermind
1992 PavementSlanted & Enchanted
1993 FugaziIn On The Kill Taker
1994 BlurParklife
1995 Aphex Twin I Care Because You Do
1996 FugeesThe Score
1997 Daft Punk Homework
1998 Belle & SebastianThe Boy With The Arab Strap
1999 Niente*
2000 Radiohead Kid A // At The Drive InRelationship of Command
2001 The StrokesIs This It?
2002 InterpolTurn On The Bright Lights
2003 Damien Rice - O
2004 Arcade FireFuneral
2005 Clap Your Hands Say Yeah - Clap Your Hands Say Yeah
2006 The KnifeSilent Shout

* Nulla mi colpi’ particolarmente: ricordo che ascoltai molta roba vecchia e riportai a nuovo il disco di Lauryn Hill dell’anno precedente. Il 1999 fu per me una specie di anno sabbatico musicale. Oggi i miei dischi preferiti del 1999 sono 69 Love Songs dei Magnetic Fields e Keep It Like A Secret dei Built To Spill.

Noto con preoccupazione - la classifichina postuma e' la goccia che fa traboccare il vaso - che da un po' di giorni a questa parte son proprio diventato un fucking bore.
Pazientate e pensate a chi sta peggio di voi, tipo io che mi devo sorbire per 19 ore al giorno.
Quando rifocillo la vena esaurita prometto che invece di ste cacchio di classifiche vi parlo di quando, cercando di emulare gli eroi del Giro d'Italia 1995, sfidai a una volata mio fratello e mi sfracellai colla bici nel garage di casa.
O di quando un intero vagone della Linea 1 della MM (tra Cordusio e Cairoli, una tratta che conta insomma) e' scoppiato a ridermi in faccia per la craniata che ho preso cercando goffamente di salire al volo.
Exciting life, uh?

giovedì 6 dicembre 2007

L'importanza di farsi circondare da validi professionisti

for all degenerates dudes and chicks in the city tonite

this soundz like fun

La punizione per chi non ascolta i Radiohead

Dal Listening Post, sulla presa di posizione dell'U.S. Department of Justice in un amicus brief secondo cui una multa da novemila e passa dollari cada canzone scaricata illegalmente passerebbe lo scrutinio di costituzionalita' negli Stati Uniti:

"Thomas had been found guilty of sharing 24 songs on the Kazaa file sharing network -- an average of $9,250 per song. She and her lawyer argued that the damages were unconstitutional, given that those 24 songs would have cost only $23.76 on iTunes. According to Assistant Attorney General Jeffrey Bucholtz, the damages are not "so severe and oppressive as to be wholly disproportioned to the offense."
The next logical question is, "well then, what level of damages would be proportioned to the offense?" Bucholtz claims to be stumped. In his brief, he writes, "it is impossible to calculate the damages caused by a single infringement, particularly for infringement that occurs over the internet."
So the damages are impossible to calculate -- nonetheless, they were calculated to be $9,250 per song.
"

Su un tema del genere potrei scrivere un trattato, ma ve lo risparmio volentieri perche' in fondo a voi ci tengo. Osservo solo tre cose, con un caveat finale.

1. L'argomento per cui le canzoni sarebbero costate solo $23.76 e' irrilevante: la sanzione ha funzione non solo retributiva ma anche preventiva, perche' senza deterrente nessuno avrebbe dubbi su cosa convenga fare tra condotta vietata e lecita.

2. Il tema e' quindi quello della sanzione ottimale, su cui c'e' un'infinita' di letteratura tra gli studiosi di diritto penale/amministrativo e di law and economics. C'e' addirittura la famosa formula del Nobel per l'economia Gary Becker per cui, assumendo perfetta informazione degli individui, la sanzione ottimale e' data dal prodotto del danno per l'inverso della probabilita' di essere condannato. Ad esempio se il biglietto del tram costa un euro e c'e' solo una probabilita' su venti che i controllori mi becchino, la sanzione ottimale dovrebbe essere venti euri. Il meccanismo serve essenzialmente a risparmiare soldi in attivita' repressiva: se il comune decidesse di investire meno in controllori, in modo da rendere la scoperta dell'illecito piu' remota, diciamo una probabilita' su cinquanta, non dovrebbe fare altro che aumentare la multa a cinquanta euro. Il che in se' creerebbe qualche problema redistributivo perche' i cittadini pagherebbero di tasca loro delle scelte di bilancio della pubblica amministrazione. Il tutto, poi, si basa su un assunto che difficilmente si verifica nel mondo reale: ossia che gli individui che devono attenersi alla condotta siano bene informati sul danno arrecato alla collettivita' e alla probabilita' di essere scoperti. Quando questo non avviene gli economisti piu' liberal ci ricordano che sarebbe il caso di abbassare le sanzioni ed aumentare l'attivita' di enforcement in modo tale da scoraggiare la condotta vietata e punire il giusto chi viene beccato.

3. Chiaramente nel caso dell'illegal downloading mancano le informazioni sufficienti per permettere di utilizzare l'equazione di Becker. Da un lato non e' affatto chiaro se sia corretto sostenere che il danno subito dalla RIAA equivalga ai 99 cents. Vero, la canzone costa quella cifra. Qui pero' non stiamo parlando della proverbiale pagnotta che se ti rubo non puoi piu' venedere a un terzo. Qui siamo di fronte a un bene che viene rivenduto in serie da un monopolista (il titolare del copyright) senza essenzialmente alcun costo per l'unita' aggiuntiva, che il colpevole probabilmente non comprerebbe mai (le statistiche ci dicono che le canzoni illegalmente scaricate vengono ascoltate in media meno di ... una volta!). Insomma, il pricing di beni immaterialli come le canzoni e' alquanto complicato. Dall'altro lato, nessuno ha idea della probabilita' di essere scoperti, nemmeno in un paese in cui enforcement e studi statistici sono sviluppatissimi come negli Stati Uniti. Ecco perche' alla coscienza comune oltre novemila dollari cada pezzo risultano immediatamente come una sanzione spropositata, anche a tenere conto delle finalita' deterrenti/repressive della stessa.

Tutto quanto precede si occupa esclusivamente del problema sanzionatorio, non delle domande etico-economiche di vertice circa la "criminosita'" dell'illegal downloading, ne' tanto meno dei moodi ottimali per remunerare gli artisti e chi lavora nel business. Anche li' avrei un po' di cose da dire, ma non ora, a parte una noterella personale. Lo dico a costo di sembrare profondamente uncool, mai io compro cd e compro musica, perche' fortunatamente ho un tenore di vita generalmente sobrio che mi permette di farlo (non ho famiglia, non ho macchina, ne' motorino, non spendo tanto in vestiario, poche vacanze causa lavoro, etc.) e trovo giusto (e sinceramente questo e' quello che piu' mi sta a cuore nella vicenda) remunerare gli artisti che mi piacciono e che per passione rischiano tutto quello che hanno tra i venti e i trenta per poi, il piu' delle volte, scomparire e finire a fare, in attesa di un agognato reunion tour, i baristi sotto casa. Comunque, ognuno fa quello che vuole con la propria coscienza e lungi da me esprimere alcun giudizio, ci mancherebbe. E se anche subisco le conseguenze di chi non paga, me ne fotto (i biglietti dei concerti sono tendenzialmente assai piu' cari di un tempo proprio per la flessione nelle vendite, anche se questa non e' interamente dovuta all'illegal downloading ma anche all'offerta che negli ultimi tre/quattro anni si e' moltiplicata notevolmente).
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Va da se' che detesti profondamente la music industry, la RIAA, SIAE, etc. Da un lato per l'arroganza, dall'altro per la manifesta incapacita' e inutilita' della struttura sociale. E sono spaventato se penso a quanti soldi stiano spendendo in attivita' di lobbying a D.C. e in altri luoghi (la nuova legge canadese pare gridi vendetta). Per questo, quello che mi sentirei di consigliare in conclusione un po' a tutti, da "addetto ai lavori", e' di evitare di descrivere abitudini di downlading sui propri blogs, twitter etc.: trattasi di manna che piove dal cielo per le varie GDF e sarebbe un po' fesso presentarsi con una cosi' palese ammissione di responsabilita'. Anche se ora tutto piu' o meno tace qui da noi, datemi retta che non si sa mai.

mercoledì 5 dicembre 2007

Sumo in tha hood

Capita che sei lì che cammini con questo vento assurdo che taglia le street e travolge le avenue. Pur aprezzando le sfide estreme, roba come camminare a New York facendo finta di non essere un turista, ti blocchi, malfermo sulle ginocchia surgelate e decidi di vincere la tua naturale, indefettibile timidezza da avventore e entrare in un locale. Attenzione, si tratta di scegliere con grade cura, estrema cautela, perchè la crisi di panico è dietro l'angolo e basterebbe un "to go or to stay", detto troppo veloce per rovinare tutto e provocare la tua fuga, di nuovo al freddo e al gelo ...

Certe strade e certe mura ispirano il realmoscovita Michele "Sumo" Dalai che con un racconto strepitoso riapre un nuovo capitolo del suo Blue Neon. Entrambi amiamo reciprocamente definirci le persone piu' stupide che conosciamo e ci vogliamo anche molto bene.

Mio caro, anticipa al tuo fegato che ci si vede sabato.

martedì 4 dicembre 2007

sick for money or sick of money?

E' un po' che vado chiedendomi come sia possibile che i moscoviti spendano cosi' tanto. Credetemi, proprio tantissimo: quasi tutti quelli con cui ho parlato hanno placidamente ammesso che circa tutto il loro stipendio se ne va via tra vestiti, ristoranti, macchine, squadre di calcio, etc. (l'ultima l'ho buttata li', dai). E il colmo e' che Mosca si dice essere la citta piu' cara del mondo. Per un'idea: una cena in un posto a buon mercato ti alleggerisce il portafoglio di non meno di 40/50 dollari; e si deve trattare di un posto davvero a buon mercato. In uno medio te ne partono dagli 80 ai 120 bevendo vodka, non vino. Se a cio' aggiungi la malsana passione per i capi firmati (oltre che per i capi tout court, but that's another story) ti fai un quadretto ancora piu' preciso.

Queste le spiegazioni che mi sono dato:
  • backlash psicologico contro quello che si e' stati in passato e voglia di rifarsi del troppo tempo perduto: come diceva un mio insegnante, scoprire tardi i soldi (e lui aggiungeva il sesso, anche se in modo piu' sciovinista) rischia di tirarti completamente scemo;
  • in passato ('91 e '98 in particolare) il rublo ha subito svalutazioni pesantissime, con i russi che si sono svegliati piu' di una volta trovando carta straccia sul proprio conto in banca: i soldi sono passeggeri, i beni restano (certo, le cene no, ma vai al punto successivo);
  • a loro in fondo sono sempre mancati i beni, non i soldi: ai tempi del comunismo, assenti beni di consumo, i soldi, anche se c'erano, valevano poco niente (lo stato provvedeva peraltro a offrire l'intrattenimento gratuitamente); quindi, anche psicologicamente, i soldi non sono poi molto importanti, mentre i beni di consumo e certe forme di divertimento che prima erano assenti lo sono assai di piu' (insomma non parlategli dei Radiohead, per tacere di Chris Anderson);
  • infine, dato per nulla secondario, i russi hanno una flat tax del 13% (pagano il 13% a prescindere da quanto sia il loro reddito -- how fair, uh?) e dunque, a parita' di altre condizioni, hanno molti piu' soldi da spendere.
I miei due rubli fantapolitici: se per una qualsiasi ragione il mondo dovesse in futuro divenire, come ci si augura un po' tutti, meno petrolio/gas-dipendente, questi rischiano di andare con il culo per aria nel giro di pochissimo. Se penso alla totale assenza di coesione tra ceti medio-bassi da un lato e nuova borghesia ricca o moderatamente benestante dall'altro, e considero il fastidio che i nostri nutrono nei confronti delle mezze misure, non mi stupirei affatto di un ritorno del comunismo, anche se magari non proprio subito, via. Peraltro, come puo' testimoniarti Macca, non parrebbero nemmeno troppo spaventati dalla prospettiva di finire ... back in the U.S.S.R.

venerdì 30 novembre 2007

you can definitely call her genius

Sorry, but I was impressed. In the year's most psychotic media moment, Britney created something more real than reality TV: entertainment without borders, an unconsciously brilliant deconstruction of American Idolism, a disintegration in slow-mo. You could almost call it art.

Sua Altezza Kim Gordon su quella performance di Britney Spears.
Altezza, non Vi dovete scusare per nulla. Anzi, dai due punti in poi (entertainment ...) io leggo solo poesia.

(via stereogum)

giovedì 29 novembre 2007

icepick, gia' che ci siamo ti dico come la penso io

La trovate qui.

Non so voi, ma l'ideatore per me e' un genio dell'imprenditoria (e' partito volendo semplicemente sfottere l'ex moglie) e della comunicazione ... uno che se solo potessi farei diventare il mio Kissinger, ma temo il massimo cui possa aspirare sia diventare io suo commesso nello stilosissimo negozio che ha nel Lower East Side.

mercoledì 28 novembre 2007

Mrs. Crocodile Ciampino

Prima guarda questo (capolavoro).





Bene.

Scene analoghe a Ciampino. Non per una sigaretta. Per un coccodrillo. Di peluche.

martedì 27 novembre 2007

Moscow I love you but you're bringing me down

Dovrei parlare un po' di Mosca, lo so, ma che diavolo volete che vi dica se non un ammasso di impressioni qua e la’? Se e’ pero’ questo che volete, perche’ altro proprio non saprei dire (non saprei nemmeno parlare in modo coerente e strutturato di Milano, pensa un po’), queste sono le cose che sono andato dicendomi con piu' frequenza nel corso di questi due mesi:

· Non sorridere mai. Fai il duro. Ti viene bene in fondo: tutti sti anni di good karma newyorkese ti stavano rendendo piu’ fesso di un ospite di Buona Domenica. Gira con il grugno di Tony Soprano e sarai trattato decentemente. La gente che sorride ed e’ gentile viene trattata malissimo; no bullshit: la vita e’ dura e sorridere e’ da superficiali.

· Non adirarti se, mentre cammini in strada, in un bar, in un club, vieni preso a spallate da gente che non fa il minimo sforzo per evitarti. E’ cosi’ che si fa. Come sopra, adeguati al costume locale e vedrai che ci proverai anche gusto a prenderli a spallate; in fondo tanti anni di pogo saranno pure serviti a qualcosa, no?

· Li ammiri perche’ hanno un modo tutto loro di fare pub crawling. Dalla cinque del pomeriggio in poi, vedi per le strade uomini e donne di ogni eta’ ed estrazione sociale deambulare per le strade con un drink in mano: birra, energy drink, Smirnoff ice, Bacardi breezer, fiaschette varie, bottigliette di vodka, whisky, rum. Camminano, chiaccherano, fanno l’aperitivo per la strada. Economico e pratico. Del resto – momento di imparaticcio, thx Lonely Planet – l’Islam non fece breccia secoli e secoli fa perche’ il di allora regnante si rifiuto’ di privare il proprio popolo dell’alcool.

· Mettiti il cuore in pace che quello che indossi non da lavoro e’ la cosa piu’ out che una persona potrebbe mettersi da ste parti, dove lo stile vagamente minimalista non fa figo ma soltanto pezzente. Qui e’ rimasto tutto al 1983; o meglio, qui si stanno godendo il loro 1983 e non hanno intenzione di abbandonarlo neanche per sogno. Per cui adeguati ad essere squadrato con fare sprezzante da dei cafoni che neanche i gioiellieri di Valenza Po.

· Della musica hai gia’ detto che qui e’ un po’ la capitale mondiale dello schifo. Gente che invita James Murphy a fare il DJ e non gli riserva nemmeno il ruolo di headliner. E tanto lui non si scompone: ride, balla sul palco mentre i New Young Pony Club fanno la cover di Pump Up The Jam e poi fa ballare tutti, come al solito, con della musica clamorosa che solo lui.

· Ti passano accanto le ventenni piu’ arrapate del pianeta (prima che si diano una calmata e decidano di diventare delle zarine pure loro). Il che sarebbe ovviamente una figata (e lo e’ per un fracco di gente), se non fossi gia’ occupato. Invece e’ una bella tortura, che’ donne che ti toccano il culo manco fossi Paul Banks mentre tu non puoi reagire non e’ una cosa poi cosi’ divertente. A tacere di simil modelle che passano mentre chiaccheri colla tua fidanzata e ti fanno l’occhiolino. Poi scopri che il bar in cima alla torre del tuo albergo, uno dei migliori della citta’, ha un rapporto troie / resto del mondo di 4 a 1. Quasi come l’Ippopotamo di Fantozzi, per capirci.

· Resti sempre senza parole, a meta’ tra il divertito e il terrorizzato, se pensi che con dei pilastri di civilta’ cosi’ solidi, nell’ordine, questi sono riusciti a: cacciare Napoleone a calci; regalare all’umanita’ i migliori romanzieri dell’800; vincere una guerra mondiale; cambiare l’ordine mondiale con una rivoluzione tutto sommato assurda (ma ai primi del secolo scorso, come peraltro di questo secolo, davano tutti un puo’ fuori di matto); sterminare una buona parte della popolazione, ora per punizione, ora per incapacita’, ora perche’ non avevano altro da fare (per inciso: il busto di Peppino Stalin e' sempre stabile nella Piazza Rossa); vincere un’altra guerra mondiale; impegnarsi in un’altra guerra che a rigor di logica avrebbero dovuto vincere a mani basse; iniziare a fare un po’ schifo; farsi umiliare persino da rocky quattro e collassare in sei minuti; essere terra di nessuno per dieci anni buoni, con una sfilza di ladri e assassini che pigliano il potere; perdere pure una guerra intestina; diventare terra di quell’unico che, mentre prevaleva nella rivincita di quella guerra intestina, ha cercato in qualche modo di contenere quei ladri e assassini, alleandosi con alcuni, segandone altri; incazzarsi di brutto con il resto del mondo per avere irriso loro, la loro nuova ricchezza e il loro gusto per lo sfarzo cafone e fine a se stesso; e in tutto cio’ non avere mai, ma nemmeno per un secondo, pensato che la democrazia e il pluralismo fossero cose che valesse minimamente la pena perseguire.

Alla fine archiviero' il tutto come un momento strano ma in fondo interessante della mia vita: ho vissuto in un posto completamente assurdo, con bottiglie di greco di tufo vendute al ristorante per 130 dollari e tassisti che mi hanno fatto fare il giro della citta’ con meno di 10 dollari (ma con una probabilita’ di morte, mutilazione o invalidita’ permanente che ogni volta si aggira tra il 20 e il 30 per cento). Non so se mi manchera', e anzi non lo penso proprio (sto sinceramente considerando di baciare il suolo di JFK al ritorno), ma di certo sara' stata un'esperienza e avro' di che ammorbare il prossimo coi miei racconti.
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Ma tranquilli, sul blog questa lenzuolata basta e avanza.

mercoledì 21 novembre 2007

Zacinto Music

Chi passa da queste parti sa che non si e' mai avuto un occhio di particolare riguardo per l'indie rock italiano. Dario ha postato i video di un paio di concerti e sospeso essenzialmente il giudizio. Io ho semplicemente omesso di parlarne, se non con qualche accenno, per lo piu' sarcastico, qua e la'. Sinora ho sempre apprezzato gli sforzi di chi si fa un mazzo in un ambiente assai ostico, ma non sono mai riuscito a farmi attirare da alcuna band. Essi' che mi sono sforzato alcune volte, ma ... nyet: ho sempre trovato la proposta di turno poco convincente. Le ragioni sono diverse, ma se ne devo scegliere una trovo che molte bands italiane inseguino eccessivamente i modelli dei loro peers internazionali del momento. Insomma, i nostri partono con un debito di riconoscenza eccessivo verso il contemporaneo e quindi suonano tutti (quando va bene) so-six-months-ago. Questo a tacere dell'imperante scelta del cantare in inglese. Capiamoci: non ci trovo nulla di male, purche' si padroneggi la lingua in maniera tale da saper scrivere buoni testi e avere una pronuncia decente. Molte volte questo non accade e il risultato suona bello provincialotto.

Ma forse questo caveat iniziale, che e' ovviamente personale e sicuramente anche motivato dal fatto che ho vissuto gran parte del decennio all'estero e quindi direttamente esposto ad altra musica, sta per essere sorpassato, io lo spero. Infatti, mi e' appena capitata tra le mani la davvero ottima raccolta per il lancio della neonata 42 Records, sotto la direzione di Colas. La compilation, intitolata "42 More Songs" (anche se i pezzi sono solo 15), si trova qui (a breve anche sul sito della 42 Records) e ogni pezzo e' scaricabile gratuitamente. Ci sono tante cose interessanti. In generale la compilation racchuide pezzi abbastanza eterogenei (e inevitabilmente con degli alti e dei bassi) dalle sonorita' in prevalenza electro, anche se non mancano pezzi piu' marcatamente (indie) rock. Dopo i primi ascolti, le mie canzoni preferite (che a mio modo di vedere non risentono affatto dei problemi descritti qui sopra) sono:

Dedo -- Rain (mp3)
Schonwald -- Fake Love (mp3)
Fake P -- Bele Legs (mp3)
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In rete, segnalazioni anche qui, qui e ovviamente qui.

In attesa di nuove uscite, tanti complimenti a Colas e alla sua 42 Records per aver avuto coraggio e saputo scegliere un ottimo ensemble per il lancio.

venerdì 16 novembre 2007

'90s memorabilia # 6


Bruce Cazzoni - All the Young Dudes - EMI

Non porta la data questo "mai più senza" picture squared like a tomb 45 giri che non so in base a quale sostanza chimica ingerita decisi di comprare. Ma credo che siamo intorno all'88 89. Erano anni di grossa crisi per gli Iron Maiden che a quei tempi venivano sbelinati da gente nuova, molto più tosta e più seria di loro (Metallica e il thrash in generale) e che quindi vedevano sfuggirsi la legacy nell'heavy metal. Bruce, depresso, decise di andare solo e prese ad ammiccare al glam. Basta mostri demoniaci fatti di fasci di muscoli, basta saghe nordiche, basta fantasy metal. Un pò di sano disimpegno e che diamine... Da qui la moto (affittata - dicono da Jovanotti) gli stiletto rosso fuoco e i temi piuttosto caserecci. Ma la tentazione in un romanticone tenebroso come Cazzoni è dura a morire e così il brano sul lato B si intitola misteriosamente Darkness Be my friend, indice di una depressione difficile da scacciare del tutto.
Come il disco suoni non è dato saperlo, in quanto se provi a metterlo sul piatto si incastra al primo giro. Scherzo. E' che non lo suono perchè rischio di rigarlo. E' pur sempre un disco da "collezione" e magari tra vent'anni se lo rivendo mi ci pago la carrozzella...
Al giorno d'oggi, pare invece che Bruce sia uno splendido quarantenne che si è ritrovato. Scacciata la depressione, si è reinventato una nuova carriera nientepopodimenoche che come pilota di aerei di linea e pare che addirittura abbia guidato il charter del Liverpool alla finale di Champions l'anno scorso... Un grande!

A ben vedere un saltino in rehab non sarebbe poi una cattivssima idea

Dopo questa brillante prestazione il pubblico di Birmingham ce la manderebbe a calci nel sedere ...


(thx Product Shop NYC)

Update - Il video e' stato a quanto pare tolto. Mentre nel frattempo provo a cercarlo (questo qui, sempre dalla stessa serata e' assai meno clamoroso, ma serve a dare l'idea), leggi qui di come la nostra abbia lasciato il palco tra i boo del pubblico.

giovedì 15 novembre 2007

'90s memorabilia # 5



THE VERY ROOTS OF ITALIAN HIP HOP 1990/91

Come da titolo, le radici dell'hip hop italiano. Isola Posse All Star (futuri Sangue Misto), Onda Rossa Posse (futuri Assalti Frontali), Rap-presaglia di Lou X e l'hip hop militante contro l'operazione Desert Storm di Baghdad 1.9.9.1. che riuniva tutte le posse come in una sorta di Live Aid anti Bush senior...
Ai tempi cioè nel 90-91 l'hip hop era questa specie di "cosa rossa". A risentirli i demo e questi singoloni suonano terribilmente naive. Rime scontate, una metrica che non si può nemmeno definire old school, ma a quei tempi l'importante non era lo stile bensì i contenuti. Erano lontani i tempi di Caparezza e Fabry Fibra anche se quella stagione durò piuttosto poco e quella delle posse è stata tutto sommato una stagione breve ma intensa. In rap- presaglia ho ritrovato tra l'altro un testo scritto a macchina da me e che riproduceva le liriche della canzone Guerra in città che evidentemente mi avevano alquanto colpito. Ve ne do un assaggio perché la faccenda è alquanto ridicola!

Che sono un bandito non è una scoperta
con il fucile sto sempre all'erta
Il grilletto ruggisce, ne sono capace, il solo rumore lo sparo mi piace
io sono Lou X, figlio di puttana. Punto il fucile. Caccia la grana!

PS
Se non sbaglio oggi Lou X fa l'assicuratore o qualcosa del genere...

mercoledì 14 novembre 2007

show me the money first #3


Lily Allen has branded Radiohead “arrogant” for giving fans the chance to download their new album, ‘In Rainbows’, for free.

The singer reportedly said that she thinks it is unfair for the millionaires to devalue recorded music and survive on touring money when new artists can’t.

Conosco un sacco di gente che con Lily (fotografata nella metropolitana newyorkese, evidentemente per risparmiare qualche soldino in vista di sto periodo di vacche magre) non esiterebbe un secondo ad aprire il portafoglio.

(cit.)

"Belle scarpe, comunque"

Questo il commento che Warhol fece andandosene via stizzito dopo aver ascoltato Bowie eseguire la canzone "Warhol". Chissa' come,* ma mi ero sempre superficialmente (sai che novita') immaginato che Bowie, se non proprio della cricca, fosse comunque per lo meno bene accetto da Andy Warhol.

Invece no, per lo meno stando alla storia raccontata in questo post di Momus (and don't forget to check the comments) in cui si da' appunto conto del loro primo, a quanto pare disastroso incontro nel 1971. Momus ha questa teoria:

The disconnect isn't surprising. These two men come from different continents, different sexual orientations, different generations, different metiers. They're essentially living in different decades, with different conceptions of cool. Look at the way they're dressed. Bowie is essentially still a 1960s-style hippy. With his long hair and his bipperty-bopperty hat he's put together (in front of mirrors in Edwardian pile Haddon Hall in Beckenham) a combination of Wildean 1890s aestheticism, Greta Garbo glamour, pan-sexuality and hippy activism. Warhol and his entourage, on the other hand, already look like 1980s artist-as-businessman yuppies. (You just have to listen to the Velvet Underground to hear the New York attitude towards tender-minded, effeminate hippies. Kill them, basically.) ... There's a sexuality-style mismatch here too. Like an orientalist Western man trying to impress a Japanese girl by turning up to their date in kabuki clothes, only to find she tends to date Japanese men who wear Western business suits, Bowie has made completely the wrong move by arriving at The Factory looking like a woman. While a straight man may think it's gay-friendly to express his feminine side, most gay men recoil in horror from femme style. What they mostly appreciate is machismo. If they liked effeminate creatures, after all, they'd be into women.-

* In realta' un po' di ragioni ci sono. Stupidamente pensavo che l'aver appunto scritto "Warhol" fosse un punto a favore di Bowie e invece non fu affatto cosi'. Eppoi mi sono fatto ancora una volta fregare da una fantomatica proprieta' transitiva delle amicizie (Warhol-Reed-Bowie). Questo delle note a pie' di pagina e' un pericoloso vizio. In cui sto cascando. Per la seconda (terza, quarta, quinta ...) volta. Nella mia vita.

(thx Vale for online troubleshooting)