Dal Listening Post, sulla presa di posizione dell'U.S. Department of Justice in un amicus brief secondo cui una multa da novemila e passa dollari cada canzone scaricata illegalmente passerebbe lo scrutinio di costituzionalita' negli Stati Uniti:
"Thomas had been found guilty of sharing 24 songs on the Kazaa file sharing network -- an average of $9,250 per song. She and her lawyer argued that the damages were unconstitutional, given that those 24 songs would have cost only $23.76 on iTunes. According to Assistant Attorney General Jeffrey Bucholtz, the damages are not "so severe and oppressive as to be wholly disproportioned to the offense."
The next logical question is, "well then, what level of damages would be proportioned to the offense?" Bucholtz claims to be stumped. In his brief, he writes, "it is impossible to calculate the damages caused by a single infringement, particularly for infringement that occurs over the internet."
So the damages are impossible to calculate -- nonetheless, they were calculated to be $9,250 per song."
The next logical question is, "well then, what level of damages would be proportioned to the offense?" Bucholtz claims to be stumped. In his brief, he writes, "it is impossible to calculate the damages caused by a single infringement, particularly for infringement that occurs over the internet."
So the damages are impossible to calculate -- nonetheless, they were calculated to be $9,250 per song."
Su un tema del genere potrei scrivere un trattato, ma ve lo risparmio volentieri perche' in fondo a voi ci tengo. Osservo solo tre cose, con un caveat finale.
1. L'argomento per cui le canzoni sarebbero costate solo $23.76 e' irrilevante: la sanzione ha funzione non solo retributiva ma anche preventiva, perche' senza deterrente nessuno avrebbe dubbi su cosa convenga fare tra condotta vietata e lecita.
2. Il tema e' quindi quello della sanzione ottimale, su cui c'e' un'infinita' di letteratura tra gli studiosi di diritto penale/amministrativo e di law and economics. C'e' addirittura la famosa formula del Nobel per l'economia Gary Becker per cui, assumendo perfetta informazione degli individui, la sanzione ottimale e' data dal prodotto del danno per l'inverso della probabilita' di essere condannato. Ad esempio se il biglietto del tram costa un euro e c'e' solo una probabilita' su venti che i controllori mi becchino, la sanzione ottimale dovrebbe essere venti euri. Il meccanismo serve essenzialmente a risparmiare soldi in attivita' repressiva: se il comune decidesse di investire meno in controllori, in modo da rendere la scoperta dell'illecito piu' remota, diciamo una probabilita' su cinquanta, non dovrebbe fare altro che aumentare la multa a cinquanta euro. Il che in se' creerebbe qualche problema redistributivo perche' i cittadini pagherebbero di tasca loro delle scelte di bilancio della pubblica amministrazione. Il tutto, poi, si basa su un assunto che difficilmente si verifica nel mondo reale: ossia che gli individui che devono attenersi alla condotta siano bene informati sul danno arrecato alla collettivita' e alla probabilita' di essere scoperti. Quando questo non avviene gli economisti piu' liberal ci ricordano che sarebbe il caso di abbassare le sanzioni ed aumentare l'attivita' di enforcement in modo tale da scoraggiare la condotta vietata e punire il giusto chi viene beccato.
3. Chiaramente nel caso dell'illegal downloading mancano le informazioni sufficienti per permettere di utilizzare l'equazione di Becker. Da un lato non e' affatto chiaro se sia corretto sostenere che il danno subito dalla RIAA equivalga ai 99 cents. Vero, la canzone costa quella cifra. Qui pero' non stiamo parlando della proverbiale pagnotta che se ti rubo non puoi piu' venedere a un terzo. Qui siamo di fronte a un bene che viene rivenduto in serie da un monopolista (il titolare del copyright) senza essenzialmente alcun costo per l'unita' aggiuntiva, che il colpevole probabilmente non comprerebbe mai (le statistiche ci dicono che le canzoni illegalmente scaricate vengono ascoltate in media meno di ... una volta!). Insomma, il pricing di beni immaterialli come le canzoni e' alquanto complicato. Dall'altro lato, nessuno ha idea della probabilita' di essere scoperti, nemmeno in un paese in cui enforcement e studi statistici sono sviluppatissimi come negli Stati Uniti. Ecco perche' alla coscienza comune oltre novemila dollari cada pezzo risultano immediatamente come una sanzione spropositata, anche a tenere conto delle finalita' deterrenti/repressive della stessa.
Tutto quanto precede si occupa esclusivamente del problema sanzionatorio, non delle domande etico-economiche di vertice circa la "criminosita'" dell'illegal downloading, ne' tanto meno dei moodi ottimali per remunerare gli artisti e chi lavora nel business. Anche li' avrei un po' di cose da dire, ma non ora, a parte una noterella personale. Lo dico a costo di sembrare profondamente uncool, mai io compro cd e compro musica, perche' fortunatamente ho un tenore di vita generalmente sobrio che mi permette di farlo (non ho famiglia, non ho macchina, ne' motorino, non spendo tanto in vestiario, poche vacanze causa lavoro, etc.) e trovo giusto (e sinceramente questo e' quello che piu' mi sta a cuore nella vicenda) remunerare gli artisti che mi piacciono e che per passione rischiano tutto quello che hanno tra i venti e i trenta per poi, il piu' delle volte, scomparire e finire a fare, in attesa di un agognato reunion tour, i baristi sotto casa. Comunque, ognuno fa quello che vuole con la propria coscienza e lungi da me esprimere alcun giudizio, ci mancherebbe. E se anche subisco le conseguenze di chi non paga, me ne fotto (i biglietti dei concerti sono tendenzialmente assai piu' cari di un tempo proprio per la flessione nelle vendite, anche se questa non e' interamente dovuta all'illegal downloading ma anche all'offerta che negli ultimi tre/quattro anni si e' moltiplicata notevolmente).
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Va da se' che detesti profondamente la music industry, la RIAA, SIAE, etc. Da un lato per l'arroganza, dall'altro per la manifesta incapacita' e inutilita' della struttura sociale. E sono spaventato se penso a quanti soldi stiano spendendo in attivita' di lobbying a D.C. e in altri luoghi (la nuova legge canadese pare gridi vendetta). Per questo, quello che mi sentirei di consigliare in conclusione un po' a tutti, da "addetto ai lavori", e' di evitare di descrivere abitudini di downlading sui propri blogs, twitter etc.: trattasi di manna che piove dal cielo per le varie GDF e sarebbe un po' fesso presentarsi con una cosi' palese ammissione di responsabilita'. Anche se ora tutto piu' o meno tace qui da noi, datemi retta che non si sa mai.
tenore di vita sobrio?
RispondiEliminavogliamo parlare di due tv lcd da 60 pollici?
e la vasca idromassaggio che ti sei fatto installare in camera da letto tipo tony montana?
Lo so. Da quando la dirigenza di Icepick mi hai pagato il bonus per il 2007 mi sono montato un po' la testa.
RispondiEliminai 9000$ per traccia sono lo spauracchio mediatico ideale, dato che in molti paesi gli stessi mezzi utilizzati per scoprire le attività p2p illecite configurano reati ben più gravi (vedi caso peppermint) e non risulta possibile istruire un processo senza causare un autogol mediatico senza precedenti.
RispondiEliminapurtroppo le mie nozioni di macroeconomia non contemplano un mercato ibrido di questo tipo:
- oligopolio (che diventa monopolio in alcune zone)
- costi marginali di produzione pressochè nulli, in presenza di costi fissi di produzione iniziali.
- bene scambiato: succedaneo imperfetto (inferiore) di un bene fisico, succedaneo imperfetto (inferiore) di un bene immateriale non presente sul mercato.
Qualcosa mi dice che il funzionamento non è molto dissimile
da un monopolio, in cui puoi decidere o il prezzo o la quantità venduta, ma non entrambi... quand'è che ammetteranno che il prezzo medio attuale è fuori equilibrio?
cru7do: mi pare che tu ne sappia abbastanza per dare tu stesso un nome al mercato ibrido di cui sopra.
RispondiEliminaMi ricordi la vicenda Peppermint?