venerdì 14 marzo 2008

Lightspeed Champion live @ Mercury Lounge, NYC - March 5, 2008

qualche giorno fa ho visto lightspeed champion allietare la serata a una settantina di avventori della mercury lounge. il nostro fa ridere parecchio: le battute tra una canzone e un'altra parevano il frutto di una piu' o meno studiata self-conscious ironia da sfigato che non fa ridere ed e' terrorizzato per questo. irresistibile. come sapete icepick mi paga dugentomiladollariepassa l'anno per assistere a concerti che poi non racconto mai - non rivuole la grana indietro, mi dico, perche' immagino gli piaceranno i resoconti completamente estemporanei che poi butto giu'. bene. sulla via del texas - no, niente sxsw for me this year - sono stato folgorato dal ricordo di due cose accadute al concerto di lightspeed champion. la prima e' quando il nostro ha confessato di avere le labbra completamente impastate e appiccicose e senza che fosse per via del crack ("that would be cool, wouldn't it") e si e' scusato, dicendo - tanto non ci sono reporters qui stasera. siete tutti bloggers. dopo di che' si e' riscusato quando ha fatto notare il rivolo che gli scendeva dal colbacco - non vorrei pensiate stia piangendo mentre canto queste mie canzoni cosi' drammatiche. in realta' quello di cui volevo parlare e' una terza cosa accaduta al concerto. la cover di heart in a cage - "questa la facciamo sempre come bis o quando il concerto va particolarmente male o particolarmente bene". non ci ha specificato a che cacchio stessimo assistendo - ma e' partita questa cover acustica. grande esecuzione - come lungo tutto il resto del concerto, peraltro. e che canzone. no, dico, sento gente menarla con gli strokes. ora, sara' che rispecchiano vari mondi in cui sono cresciuto - lambire un minimo di glamour dalla sponda di chi e' un music junkie cazzaro con un amore incondizionato per la new york degli anni settanta, il brasile degli anni settanta, i guided by voices, le giacche di tweed del nonno e le chuck taylor prima che tornassero di moda - che nessuno di noi, me e loro, ha vissuto, sara' che mi gira sempre un po' il cazzo sentire a destra e sinistra critiche alla loro asserita coolness da parte di gente che fa la figa spacciandosi per sfigata, sara' che gli strokes ci hanno fatto rivenire voglia di uscire, bere e scopare verso la fine del 2001 (a me non era mai mancata, ma uso il plurale per indicare il mondo occidentale bianco e intellettuale), ma heart in a cage e', scusate, un pezzo della madonna - ha un beat in terzine, tipico dei van halen degli esordi, ma senza ride e con un fracco di hi hats e timpani, la voce di julian non e' mai stata cosi' distrutta, in patetica autocommiserazione e pero' lucida al tempo stesso. e il songwriting e' superbo: trovatemi una migliore cantilena che faccia da colonna sonora per cinque pirla che suonano sul chrysler, cantano per terra su un'affollata broadway, etc etc. (sorry, icepick -- just imagine i said torre velasca and corso buenos aires). si chiamava tiro, un tempo, late eighties or so, quel dono che solo poche bands in disparati stati di grazia riuscivano a buttar fuori. credetemi. ve lo dice uno che ritiene il primo minutoetrentasettesecondi di angel of death una delle cose piu' alte mai scritte nella storia della musica pop, classica o contemporanea che sia.

4 commenti:

  1. Anch'io penso esattamente ciò che pensi tu di Heart In A Cage.
    Sarà perchè ho la tua stessa opinione riguardo Angel Of Death?

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  2. Possibilissimo. Uno dei motivi per cui da ragazzino mi sono sempre sentito un po' strano e' che trovavo normalissimo apparentare la mia passione per gli slayer con quella per dylan ...

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  3. Di champion io ricordo solo 'Stardog champion' dei MLB... Ho sentito di questi LSC un paio di pezzi su Myspace e non mi sembra di sentirci niente dentro....

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  4. insomma anonimo, ti sei frantumato i test-icoli. capita spesso, troppo spesso anche a me.

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