Circa un annetto fa, dietro segnalazione di Inkiostro, i Foals sono finiti sul mio iPod con il singolo d’esordio Hummer. La canzone e’ saltellata da una playlist all’altra per un bel po’ di mesi. Col tempo si sono aggiunti altri pezzi, alcuni convincenti, altri meno, che hanno definito un po' meglio l'area dove i nostri si collocano: non tanto, come sembrava, nella disco-punk dei Rapture o dei Radio 4, ma piuttosto in un incrocio tra Gang Of Four, l’unza danzereccio e ossessivo alla El Guapo e la decostruzione dei Battles. Quando ho visto che avrebbero suonato alla Bowery Ballroom (che amo a tal punto da farci l’abbonamento stagionale se solo esistesse), non ci ho pensato ne’ uno ne’ due e ho preso i biglietti. Con un sold-out sfiorato senza avere ancora fatto uscire il disco di esordio (leakato nei giorni scorsi, mi dicono), il giovane quintetto di Oxford ha dimostrato molta personalita’ e consapevolezza nelle proprie capacita’. Si tratta di cinque musicisti tecnicamente mostruosi (su tutti il bassista, che pare il figlio di gattone Mecir), in grado di trasmettere parecchia adrenalina senza fortunatamente essere autoindulgenti -- sai, il filone e’ pur sempre quello del revival post-punk per cui non puoi metterti a fare piu’ di tanto il virtuoso. Il pubblico pare abbia goduto assai e alla fine ci si e' risollevati l'umore (le condizioni atmosferiche ci stanno vessando da un po' di giorni).
E la fine del raw bulletin? Mah, direi puo' aspettare. Sai com'e', anche qui si e' un po' come la casa delle liberta' e si fa vivaddio un po' quel cazzo che ci pare (cit.).
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