lunedì 15 ottobre 2007

la fortuna di essere i Radiohead

Mi ero ripromesso di scrivere, come tutte le persone perbene, una pseudo recensione dell'ultimo disco (se fossi un giornalista mi permetterei di dire fatica) dei Radiohead, l'iperhyped In Rainbows.
I Radiohead sono per me un terreno assai difficile. Mi piacciono (e non poco) ma non posso, by any means, considerarmi un loro fan, perche' essere un loro fan e' come essere un devoto di una vera e propria religione pagana: te lo devi sentire dentro. Se non lo sei, sai benissimo di non esserlo e ti senti quasi intimorito a parlarne: non mi sono beccato mai cosi' tanti insulti come quando anni addietro provai a dire a dei veri fans che ritenevo (cosa che continuo a fare) Kid A il loro disco piu' riuscito. (Del resto nemmeno i talebani dei Beatles e dei Led Zeppelin digerirono mai fino in fondo il White Album e Physical Graffiti ...)
Alla fine sono giunto alla conclusione che io non capisco i Radiohead appieno e cosi' mi spiego perche' parlare di loro mi mette sempre tanta soggezione. Essi' che sono outspoken piu' o meno su tutto il restante mondo musicale. E' che i Radiohead mi fanno sentire un po' scemo. Il loro art rock e' come se fosse li' a puntare il dito sulle mie lacune fondamentali. Non ho letto Proust, ne' Einstein, ne' Wittgenstein (non penso che Luca Sofri valga) e le loro canzoni sembrano scritte apposta per ricordarmelo a ogni pie' sospinto. Ne' loro hanno fatto mai alcunche' per farmi sentire meglio e/o per rendersi simpatici, anzi: partirono facendo il verso al grunge con un esordio bruttino, dopodiche' accettarono di buon grado l'etichetta di quelli che fanno il brit pop intelligente, fino a ... demolire il brit pop stesso con OK Computer. (Vabbe', non furono gli unici: senza considerare l'impatto storico che ebbe Homework, proprio nello stesso A.D. 1997 a uccidere il brit pop ci pensarono pure i Blur con la svolta americana dell'omonimo disco, gli Oasis con quel disastro di Be Here Now e soprattutto i Verve con l'album di brit pop perfetto, Urban Hymns.) Comunque, personalmente mi e' sempre spiaciuto perche' con un solo anno extra di vita per il brit pop, si sarebbe prestata mooolta piu' attenzione a In It For The Money dei Supergrass che per quanto mi riguarda e' uno dei dischi piu' belli degli anni novanta.
Ma parliamo di In Rainbows. Ascoltandolo ieri sono sobbalzato quando il mio iPod ha passato l'undicesima traccia. Come, non ce l'avete? Si chiama Everything In The Right Place. Uhm, vabbe' niente scherzi. In Rainbows e' un disco si' interessante, ma che non so quanto riascolterei (per capirlo meglio) se non fosse un loro disco. Ritengo sia due spanne sotto i loro dischi a mio avviso migliori (The Bends, OK Computer e Kid A) e trovo abbia un impatto meno intenso di Hail To The Thief. Ma non demordo: sento che ha un fascino implosivo che chiede maggiore attenzione e gliela daro', magari cercando di capirlo meglio partendo dalle canzoni che mi piacciono di piu', Nude e The Reckoner, che e' proprio bella e non so come ma in un passaggio mi ricorda i RHCP di Other Side. A proposito di somiglianze, l'inizio di Bodysnatchers a me ricorda l'attacco di The Number of The Beast. Poi trovo assai bello l'effetto da macchina del tempo di All I Need, che potrebbe stare senza vergognarsene in OK Computer e mi fa ripiombare di forza nei late nineties. E infine Videotape, pensa a un Aphex Twin beat (periodo I Care Because You Do) e un piano alla Sigur Ros, e' una chiusura molto riuscita. Insomma, qui come non mai, sono combattuto e loro, che continuano a farmi sentire inadeguato, non hanno fatto nulla per agevolare il mio giudizio: la scaletta, ad esempio, non e' affatto user friendly.
Resta comunque il fatto che, non fossero loro, nei prossimi giorni avrei ascoltato tutt'altro. E mi chiedo quanto questo sia giusto e quanti dischi abbia archiviato prematuramente perche' i loro autori non si chiamano Radiohead. Ma tanto sono parole di uno che parla di gente che lo fa sentire scemo.

5 commenti:

  1. a quanto pare sono davvero l'unico a cui pablo honey piace, e non solo per creep

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  2. mi accodo. anyone can play guitar bellallegra. thinkin about you molto bella ed emozionantissima acustica nel loro live milanese del '97. ripcord anche mi piacque/piace assai. altri titoli nn mi vengono in mente, segno che forse le preferite sono quelle

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  3. caro Teo,
    volevo dire che Be Here Now, nonostante tutto quello che si dice (lo stesso Noel), non è mai stato un disastro! Al massimo una scivolata dopo due capolavori assoluti. Io lo difenderò per sempre. Ci sono almeno 3 Oasis best ever songs (stand by me, d'u know what i mean? e All around the world) e il resto è un onesto rnr album forse un pò troppo iperprodotto e pomposo ma con canzoni più che godibili. Certo alcune dovrebbero durare la metà.
    Paco

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  4. Paco: capisco quello che dici. Intendevo disastro artistico, per loro stessa ammissione. D'accordo che ci sono dei bei pezzi (D'Ya Know What I Mean, su tutte, per quanto mi riguarda), ma quel disco ebbe il suo bel ruolo nel seppellire il genere. Mi sa che diciamo in fondo la stessa cosa.

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  5. Considero i Radiohead il miglior gruppo che conosca.
    Probabilmente questa affermazione urterà la vostra sensibilità di cultori di musica e sopratutto rovina il piacere di fare paragoni funambolici tra il nuovo collettivo di Helsinky e gli Arcade Fire, alla ricerca della "next big thing".
    Inoltre, avere il gruppo preferito suona un po' sfigato, come il compagno del liceo che amava ed ascoltava solo i Queen (che a me fan cagare) o la collega che adora Baglioni.
    Però i Radiohead sono i miei preferiti.
    E Pablo Honey, Matte, non è un disco discreto, ma molto bello; solo un po' acerbo, ma bello.

    I radiohead sono ottimi compositori (There There su tutte) e ottimi musicisti dal vivo.
    Ora mi scarico il disco, lo ascolto. Se mi piace sarà una conferma, se non mi piace (come Kid A), sarà un passo falso, ma questo non sposta la stima che ho per loro.
    Per me vivono di rendita.

    Sao café

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