martedì 16 ottobre 2007

arretrato da smaltire (sia pure in parte): Blonde Redhead, LCD Soundystem, Arcade Fire live @ Randall's Island (6 ottobre 2007) - Prima Parte

Tra uno sbattimento e l'altro per il pseudo trasloco, una settimana fa ho buttato giu' qualche (si fa per dire) riga sul concerto del 6 ottobre a Randall's Island (isolotto tra Harlem, Bronx e Queens) dove in una splendida giornata/serata post-estiva ho avuto la fortuna di vedere in un colpo solo Blonde Redhead, LCD Soundsystem e Arcade Fire. (Si', lo so, c'erano pure i Les Savy Faves, peraltro reduci da un ottimo ultimo disco, ma a causa di segnalistica inesistente e traffic officer assolutamente inflessibile, ci e' toccato uscire e rientrare al casello e perdere mezz’ora, mentre in coda sulla sopraelevata ascoltavamo i LSV dilettare i fans puntuali.) Ora pero' ho da fare un fracco di altre cose e non ho molto tempo di portare a termine il post. Tenendo conto della lunghezza, finirlo vorrebbe dire occupare un'intera pagina di blogger e non e' proprio il caso. Per cui, vai di spezzatino. Oggi mi gira di parlare di quanto sta sotto, prossimamente integrero', con calma.

I Blonde Redhead sono stati il primo gruppo che ho visto e a chi interessa solo di musica e non di me, delle mie sfighe e di Finanza 101, consiglio di saltare il prossimo paragrafo.

Causa ennesimo pacco di Icepick, avevo un biglietto di cui disfarmi. Peccato che, invece del biglietto per concerto dalla line-up perfetta, mi sembrava di avere per le mani dei Cirio bonds nel 2003: fuori dall'ingresso avro’ contato una ventina di venditori disperati come me con la patata bollente in mano e nessuno degli avventori che ci si filava minimamente (del tipo che non ti guardavano nemmeno in faccia quando gli chidevi se serviva biglietto, very humiliating). Con un c.d. face value di 40 dollari gli unici compratori erano bagarini che riacquistavano a 10 dollari, non un cent di piu’. E dagli torto: sapevano bene che quelli come me che arrivavano presto con un biglietto in piu', per non perdere nulla del concerto, volevano assolutamente chiudere una vendita al piu’ presto, anche se a valori rovinosi. I bagarini contavano di rivendere i biglietti qualche ora dopo, quando si sarebbero presentati degli sbigliettati, indecisi fino all'ultimo momento se andare al concerto, e disposti a pagare una trentina di dollari... Tipico delle situazioni di non scarsita' (o, a girarla, di caduta di valore) del bene negoziato (il posto avrebbe potuto tenere anche 50.000 spettatori e se ne stimavano solo 22.000/25.000 in arrivo), in cui il mercato e' in mano ai compratori (l'opposto di quello immobiliare, insomma), sono i piu' bravi e scafati gli unici che riescono a fare soldi (e tanti). Per quanto mi riguarda questi bagarini avrebbero potuto andare tranquillamente a lavorare al desk di Lehman Brothers (o forse, a bene vedere, erano appena stati licenziati da LB). Resomi conto che quella era la situazione, mi sono rassegnato a vendere il biglietto per un pugno di dollari. Forte di un’umiliante $30 loss, entro nell'immenso field e anche qui, ancora una volta a mie spese, sperimento the consequences of poor decision-making. Dopo essermi scolato tutto l'East River la sera precedente e aver passato l'intera mattinata con un hangover che mi pareva di essere un eroinomane in crisi di astinenza (si’: pruriti endocutanei e voci inesistenti, quella roba li’), il mio stomaco iniziava a batter cassa lamentando una fame bovara. A un buon duecento metri abbondanti di distanza dal palco, mi sono avventato verso il primo degli svariati baracchini che mi si paravano innanzi. Ma che bel pirla: non potevi immaginarti che avresti fatto una fila piu’ lunga, essendo quello piu’ vicino all’ingresso? No, eh? E in piu' ha insistito: nonostante ti sia stato detto che sono ancora nella friggitrice, hai chiesto pure le french fries, che ti stufano sempre dopo la terza! Risultato: i Blonde Redhead partono senza di me e iniziano, come per punirmi (e giustamente), con il mio pezzo preferito dal loro ultimo disco, l'evocativa e melanconicissima Dr. Strangelove. Io mi riesco a sgangiare dal kiosko-sulla-240-yarda solo quando gia' suonano il pezzo successivo e, dopo goffa corsetta mentre mi ingollavo hot dog e patatine, raggiungo infine una postazione con distanza dal palco assai piu' civile.

Come sono stati i Blonde Redhead? Una grande prova in territorio potenzialmente ostile, con fans non li' per loro e suono che si temeva si sarebbe perso con estrema facilita' in uno spazio cosi' ampio. Invece il trio ha in serbo un set superbo e tirato: sia i suoni sia l'esecuzione sono eccellenti (non sembra di essere ad un evento all’aperto), la presenza scenica e' ottima (Kazu che sopra abito corto bianco cantava imbracciando una fender jaguar era veramente molto sensuale). Su tutte, ho trovato fenomenale la resa di 23. E devo ammettere che, saranno la vecchiaia e/o la lontananza da casa che hanno reso i miei nervi piu' deboli di quelli di Dave Mustaine, mi sono sorpreso a nutrire un bel po' di orgoglio patrio (e meneghino) a vedere i gemelli Pace suonare con cosi' tanto carattere davanti a ventimila persone con skyline al tramonto sullo sfondo. Ma essendo io un epigone di quel genere che al liceo fracasso' i maroni a tutti, ossia del romanticismo lombardo (i.e., continuazione dell'illuminismo mascherata da romanticismo, una roba un po' nu-metal insomma), tronco subito con il melodramma per occuparmi di cose ben piu' importanti: tempo e denaro. Terminato il concerto dei Blonde Redhead mi fiondo a ordinare delle birre e constato come il "mercato" della vendita della birra presso gli stands alla sinistra del palco sia in preda alla totale irrazionalita' (che io avevo abbracciato poco prima per l'hot dog e le french fries): file sterminate presso i primi venditori (roba da cinque/dieci minuti) e nessuna attesa presso gli ultimi in fondo, distanti si' e no quaranta metri. E chissa' quante cose nella vita sono la' dietro e noi non le acciuffiamo perche' siamo nella fila sbagliata e non abbiamo occhi per vedere.

Okay, scusate, la greediness si e' impossessata ancora di me e mi ha fatto dimenticare che qui si parla di musica, non di grana. Perfetto, avanti allora con gli LCD Soundsystem. Che dire? Per ora niente. Torna a leggere nei prossimi giorni e ti dico. Anche degli Arcade Fire. (Ma se mi paghi ti scrivo e-mail dettagliata.)
UPDATE -- For all the bastards who happen to be in NYC tonight, you should really go here.

4 commenti:

  1. Ma se mi paghi ti scrivo e-mail dettagliata.

    è diretto a me? ;)

    RispondiElimina
  2. ah ah ah! ti rispondo in separata sede: non posso insinuare il dubbio che faccia il ghost writer under non-exclusive terms ;)

    peraltro mi devi una birra: non te l'ho mai detto, ma fui io a firmarmi arcimbaldo e imbroccare il 6.0 che pitchfork diede all'ultimo interpol

    RispondiElimina
  3. e birra sia! ultimamente tra promesse e favori dovrò girare con uno zainetto spillatore

    RispondiElimina
  4. E' ottimo modo per lanciare un nuovo business dopo lo sciagurato divieto di alcool dopo le 2am.

    RispondiElimina