ieri sera david byrne a radio city music hall. quell'uomo e' immenso. non ho altro da dire. show veramente bello. un terzo delle canzoni dall'ultimo, stupendo, disco fatto in collaborazione con brian eno, il resto tutta roba vecchia. per capirci, cinque pezzi da remain in light e quattro da fear of music. peccato niente psycho killer, ne' this must be the place, ma c'era quasi tutto il resto. leggo che sara' in italia ad aprile. da non perdere.
mi accorgo solo ora che sull'ultimo (o penultimo?) numero di bpm c'e' un intero speciale su milano. parrebbe che negli ultimi anni la materna mia terra sia diventata una delle piu' importanti citta' per il clubbing a livello europeo. ci perdete una ventina di minuti e mi fate sapere che ne dite?
ho finito the wire la settimana scorsa, dopo una maratona senza precedenti. tornero' a parlarne, se ne avro' voglia e tempo (quindi probabilmente mai). per ora dico solo che e' ampiamente il mio show preferito di tutti i tempi. talmente piu' bello del resto che non riesco piu' a guardare lost (che oramai detesto) e battlestar galactica (cui sono ancora affezionato, ma ogni tanto mi innervosisce). ho semplicemente riiniziato la prima stagione di the wire. (come avrebbe detto un mio prof., vederlo una volta sola si perde troppo -- lui si riferiva alla lettura di anna karenina, ma ci siamo, dai.)
periodo di ascolti molto disordinati: ottimo l'ultimo dei these are powers (dovete essere in the mood per qualcosa di sperimentale e, se si', consiglio vivamente anche lemonade e l'ultimo psychic ills, che segnalava anche franco un mesetto fa nei commenti) e molto divertente zomby. il disco dei the pains of being pure at heart, per passare a qualcosa di decisamente piu' leggero, e' mooolto carino (visti dal vivo un par di settimane fa -- very fun). e fate un salto da andrea girolami per un assaggio del prossimo burial; most impressive, per dirla con darth vader.
e' tutto per ora. talk to you later.
il problema del servizio di BPM su Milano è strettamente giornalistico: uno – se vuole – può andare anche a Bassano Del Grappa e tirare fuori un pezzo che la fa sembrare il posto più cool del mondo (se ti limiti a parlare di due locali, tre produttori, un promoter e un sito “tipo Mark Hunter”, combinazione di cose che ormai si trova a tutte le latitudini: anche a Bassano Del Grappa, da cui peraltro arrivano The Bloody Beetroots).
RispondiEliminaIl problema (di Milano) è che potrà avere tutti i produttori giovani e i locali (inciso: ai Magazzini la musica NON SI SENTE!) ma rimane una metropoli globale ma assolutamente non-internazionale...
immaginavo che il pezzo fosse stiracchiato e mi chiedo perche' proporlo con cosi' tanta fanfara se, alla fine, la loro tesi non regge proprio e i lettori - italiani e stranieri - se ne accorgeranno agevolmente. mi chiedo se il problema risieda solo in quello che sta al di fuori dei produttori giovani e dei locali (ossia il resto della citta') o anche nei produttori giovani e locali stessi (il tuo inciso sui magazzini sembra parlare chiaro).
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